Lavare male i denti o al contrario essere troppo zelanti nel farlo sono due abitudini potenzialmente pericolose per la salute delle gengive. Le gengive, infatti, possono essere danneggiate sia dall'accumulo di placca (tipico di chi spazzola poco), sia dall'azione meccanica esagerata durante lo spazzolamento, sino a ritirarsi lasciando scoperta la radice del dente. Il danno può essere così grave da richiedere un intervento chirurgico.
Lo spiega all'Ansa Raffaele Acunzo dell'Università Statale di Milano (Dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche e Dentali). Acunzo ha di recente pubblicato un lavoro sul Journal of Periodontology coordinato da Giulio Rasperini, docente presso lo stesso dipartimento e membro della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia, e dedicato proprio a questo problema e alle tecniche chirurgiche oggi in uso per risolverlo.
Il ritiro della gengiva è un problema molto diffuso: a seconda della popolazione analizzata si stima interessi dal 30 al 100% degli individui. Negli Usa, circa il 58% degli over-30 presenta recessioni gengivali maggiori di un millimetro, in media il 22,3% dei denti ne risulta colpito. Diffusione e gravità del problema tendono ad aumentare con l'età del paziente.
L'origine della recessione gengivale è fondamentalmente di natura infiammatoria (legata quindi alla placca batterica) o traumatica (legata all'atto dello spazzolamento). "Ultimamente stiamo osservando la comparsa del problema anche nei pazienti che hanno un piercing labiale che può determinare traumatismo sul tessuto gengivale e in pazienti suscettibili dopo il trattamento con un apparecchio ortodontico", spiega l'esperto.
La terapia della recessione gengivale inizia quindi con controllo e eliminazione di queste abitudini scorrette, solo successivamente il paziente può essere sottoposto a una procedura chirurgica (chirurgia mucogengivale) per riposizionare correttamente il margine della gengiva. L'intervento consiste nella ricostruzione del tessuto gengivale al di sopra delle radici dentali scoperte; si esegue utilizzando il tessuto gengivale del paziente (prelevato dalle zone adiacenti e/o dal palato) o alternativamente si fa uso di biomateriali riducendo il discomfort post-operatorio per i pazienti.