Quando ero piccola, il pranzo della domenica era quasi sempre un piatto fisso, sempre quello, ma a me piaceva molto, soprattutto quando avevo la possibilità di assistere alla preparazione delle polpette!
Mia nonna le faceva un po’ diverse da mamma palermitana che aggiungeva anche i pinoli e la “passulina”, uvetta piccola come grani di pepe.
Iniziamo dalla carne per fare le polpette. Quello era compito di mio nonno. Lui non comprava la carne macinata, ma un pezzo di carne che tritava lui con la macchinetta in ghisa col piatto a buchi piccoli medi, mentre nonna preparava gli ingredienti necessari per fare le polpette.
Il prezzemolo dei suoi vasi tagliato finemente, l’immancabile cannella in polvere che macinava col macinino del caffè, pepe nero, mollica di pane di casa (quello duro che ammollava e strizzava bene). Altro compito del nonno, quello del formaggio pecorino: il pezzo occorrente lo doveva tagliare lui stesso dalla forma grande e guai a tagliarlo malamente!
Lo ripuliva dalla scorza esterna e lo grattugiava con la grattugia rotonda , con movimenti circolari; l’ultimo pezzetto lo lasciava da mettere nel brodo. Le uova erano quelle delle sue galline e non altre. Il compito di nonno finiva lì’.
Mi ricordo che assistevo con interesse alla preparazione dell’impasto,avevo dieci anni. Dopo aver aggiunto alla carne tutti gli ingredienti, nonna aveva un suo segreto: aggiungeva del vino marsala all’impasto, diceva che serviva a coprire il sapore delle uova ed a profumare le polpette. Ne ho fatto tesoro di questo suo segreto ed oggi lo metto sempre anche nelle polpettine piccole o polpettoni. Le polpette dovevano essere tutte della stessa misura, tutte uguali! Solo lei ci riusciva, ci metteva tanto tempo ma alla fine erano veramente tutte uguali, che pazienza!
Poi le copriva con un canovaccio pulito e metteva sul suo “pibigas” (aveva sostituito da poco il fornello a legna o a carbone ) la padella di ferro con l’olio quello buono, delle sue olive di ” Nocellara “, lo faceva scaldare un pochino e allineava le polpette a raggiera. Dopo qualche minuto il profumo si sprigionava in tutta la casa, si sentiva anche in cortile.
Sapeva di buono e io non vedevo l’ora che nonna mi desse una polpetta per provare se fossero cotte al punto giusto (una coccola): erano belle dorate e così saporite, mio nonno mi dava una fetta di pane nero “Col pane si mangia” diceva, e io ero felice!
Si arrivava poi alla cottura nel sugo. Nonna con delicatezza le poneva nel sugo che aveva preparato di prima mattina, le faceva cuocere un pochino, non molto. Ancora oggi il ricordo è vivo, scolpito nella mia mente e nel cuore e se chiudo gli occhi sento quel profumo di casa di cose buone.
Ingredienti: 500 g di carne trita, meglio mista, maiale e manzo, la mollica di un panino grande del giorno prima, 3 o 4 uova medie, 50 g di formaggio pecorino stagionato, 1 ciuffo di prezzemolo fresco tritato al momento, 1 cucchiaio di vino Marsala, 1 spicchio di aglio tritato finemente, mezzo cucchiaino di cannella possibilmente macinata al momento, 2 pizzichi di sale e pepe a piacere (col sale regolatevi visto che c’e il pecorino stagionato).
Ricetta di Giovanna Bascio
Questa ricetta è tratta dal libro “Mi riordu” (mi ricordo) di Giovanna Bascio
La passione per la cucina tradizionale siciliana dell’autrice, cresciuta da bambina nella cucina della nonna.
Una biografia culinaria con aneddoti e ricette dei nostri piatti tipici.
Se siete interessati al libro, scrivete a: giovanna.bascio@live.it