Una traversata per unire idealmente le due sponde, senza ponte ma con “il carico del patrimonio storico, culturale, scientifico, naturale ed ambientale che lo Stretto di Messina rappresenta da sempre”. L’ha compiuta Goletta verde con la campagna “Addio ponte” per chiedere che l’area sia ripensata e valorizzata per uno sviluppo sostenibile. Legambiente ha voluto cosi’ rilanciare l’idea di proporre all’Unesco il riconoscimento dello Stretto quale Patrimonio immateriale dell’Umanita’. “Un ‘green new deal’ – afferma in una nota Serena Carpentieri, portavoce di Goletta Verde – che potrebbe partire proprio dallo Stretto di Messina, un ambito paesistico tra i piu’ famosi della cultura europea e mediterranea, che puo’ costituire il fulcro per una rinascita economica del territorio. Una politica di protezione dello Stretto e la tutela dell’Unesco possono mettere in campo risorse umane, scientifiche e finanziarie per accompagnare un processo di sviluppo diffuso e durevole”. “L’area dello Stretto di Messina oggi e’ in serio pericolo – aggiunge Nuccio Barilla’, della segreteria di Legambiente Calabria -. L’ecosistema marino, in assenza di un efficace sistema di regole e controlli, e’ fortemente compromesso dal traffico marittimo. Gli ecosistemi costieri sulle due sponde scontano decenni di crescita urbanistica incontrollata e di dissesto idrogeologico. L’addio al Ponte deve rappresentare un momento di rinnovata attenzione per quest’area, per unire davvero i territori e rilanciare lo sviluppo dell’area”. Per l’occasione Goletta Verde ha rilanciato, e’ scritto in una nota, l’attenzione anche sulle opere gia’ elencate nel recente dossier #SbloccaFuturo per le quali la mancata realizzazione pesa negativamente sui cittadini, sulla loro liberta’ di movimento, sulla possibilita’ di migliorare la qualita’ della vita, l’economia locale e nazionale. “Legambiente – prosegue il comunicato – ha individuato in quest’area ad esempio la Variante di Cannitello a Reggio, progettata e realizzata come prima opera propedeutica al Ponte, con un costo esorbitante per km di tratta, modificando il tracciato ferroviario in prossimita’ di Villa San Giovanni. La liquidazione della Stretto di Messina e l’auspicato addio al progetto ha impedito il completamento dell’ultima fase del progetto che era legata alla mitigazione degli effetti ambientali. Quello che oggi rimane e’ un ecomostro che deturpa il territorio e lo scenario dello Stretto. Quest’opera va rivista e completata in una visione e funzione alternativa e sostenibile. O ancora, sempre a Reggio, c’e’ la il fantasma della Metropolitana dello Stretto del 2006. Anche se non si tratta di una infrastruttura fisica, questa costituisce un elemento fondamentale per assicurare la continuita’ territoriale”. “Un Consorzio pubblico – conclude Legambiente – potrebbe gestire in maniera molto piu’ efficiente e stabile questo sistema di trasporto. Per questo chiediamo ai sindaci di aiutarci ad individuare tutti gli ostacoli che stanno bloccando questo cambiamento e aprire cosi’ nuove e significative prospettive di sviluppo”.
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