La Sicilia è per eccellenza la terra del mito. Ogni angolo della nostra isola racchiude una storia, un segreto, un racconto pronto per essere svelato. Una terra come questa richiede davvero impegno per essere descritta: d’altronde, basta guardarsi intorno per avere testimonianze di culture e tradizioni. Tra le curiosità più affascinanti, c’è la leggenda del clima siciliano. Se non l’avete mai sentita, è il momento di mettervi comodi, perché sicuramente vi piacerà. Si tratta di una suggestiva spiegazione per la condizione della Sicilia in fatto di stagioni, un po’ come se ve ne fossero solo due, cioè estate e inverno. Dato che in passato ci si divertiva a ricercare ragioni mitologiche un po’ per ogni cosa, ecco come è stata spiegata la faccenda climatica. Partiamo dall’origine.
Si narra che, in un bel giorno di primavera, il dio Plutone, superbo e imperioso, volle farsi un giro nei pressi di Enna, sui Monti Erei. Qui non rimase affascinato dal paesaggio e dalla natura, bensì da Proserpina, figlia di Cerere, circondata dalle Ninfe. Quella ragazza che raccoglieva fiori sul lago di Pergusa fece colpo al punto tale che la rapì. Il dio degli Inferi la trascinò nel suo regno. Vista la rapidità degli eventi, nessuno seppe dare spiegazioni a Cerere. La poverina si mise a cercare la figlia in lungo e in largo e chiese anche aiuto Giove. Giove, dal canto suo, non disse nulla, tenendo al sicuro il segreto del fratello Plutone. Cerere soffriva immensamente. Dato che era la dea dell’abbondanza e della fertilità dei campi, reagì tirando fuori il peggio di sé. Portò carestie e siccità agli uomini, privando la Sicilia dei suoi frutti.
Per cercare di rimediare a quella distruzione, gli uomini chiesero aiuto a Giove. Supplicarono, pregarono e fecero il possibile per porre fine a quel martirio. Giove inviò Mercurio da Plutone per imporgli di restituire Proserpina alla madre. Mercurio doveva anche avvisare Proserpina di non toccare cibo. Plutone, infatti, aveva fatto preparare un pranzo succulento e appetitoso. Malgrado Proserpina fosse troppo infelice per mangiare, infine, su insistenza di Plutone, cedette per la fame davanti ad alcuni rossi e succosi chicchi di melograno. Plutone gliene porse una dozzina e, quando arrivò Mercurio, Proserpina purtroppo ne aveva già assaggiati sei.
La fanciulla scoppiò in lacrime quando venne a conoscenza della legge divina per cui colui che mangia anche un solo boccone mentre si trova nel regno dei morti non può più ritornare sulla Terra. Giove, mosso a compassione, decise che Proserpina, avendo mangiato sei soli chicchi di melograno, avrebbe vissuto nel regno dei morti insieme a Plutone sei mesi all’anno e i rimanenti sei mesi avrebbe vissuto sulla Terra insieme alla madre Cerere. Ecco, dunque, perché in Sicilia ci sono solo due stagioni. C’è anche un’altra versione del mito, secondo la quale la ripartizione dei mesi sarebbe stata diversa: otto mesi, da gennaio ad agosto, sulla terra assieme alla madre. Quattro mesi, da settembre a dicembre, negli inferi con Plutone.