La leggenda del lago di Pergusa è una delle più famose della Sicilia. Il paesaggio in cui è immerso il lago è di grande interesse naturalistico e ha da sempre alimentato la fantasia di scrittori d’ogni tempo. Pensate che ha ispirato scrittori come Claudiano, Ovidio, Cicerone, Livio e Diodoro Siculo, arrivando anche al poeta inglese John Milton.
Proprio a Pergusa (Enna) ebbe luogo il celebre ratto di Proserpina, uno degli episodi mitologici più affascinanti.
La leggenda del lago di Pergusa riporta che Proserpina, figlia di Cerere, mentre raccoglieva fiori nei pressi dello specchio d’acqua, fu rapita dal dio degli Inferi, Plutone, e fatta sua sposa. Cerere la cercò in lungo e largo per nove giorni. La dea della Fertilità, per cercare Proserpina, trascurò il suo dovere e le messi cominciarono a venir meno.
Il decimo giorno Giove, preoccupato per la carestia, fece rivelare a Cerere il luogo dove l’amata figlia era stata violentemente trascinata. In seguito alle disperate suppliche della madre, il padre degli dei acconsentì che madre e figlia potessero vivere insieme, ma solo per un periodo dell’anno. Secondo il mito omerico, Proserpina ritornava sulla terra, al fianco della madre, per sei mesi l’anno, mentre per i restanti sei tornava nell’Ade assieme al marito. Il mito orfico, invece, riporta di quattro mesi trascorsi nel regno dei morti e di otto nel regno dei vivi.
Cerere accettò la decisione, ma a una condizione. Quando il suo sguardo fosse stato lontano dall’amata figlia, quando sorriso avesse abbandonato le sue labbra e la tristezza riempito il suo cuore, allora la stessa sorte sarebbe toccata alla terra.
Così sono nati l’autunno e l’inverno. Col ritorno di Proserpina, invece, anche la terra avrebbe esultato della sua presenza. La vegetazione e la fertilità sarebbero riapparsi, sarebbero sbocciati così i fiori, gli uccelli sarebbero tornati ai loro nidi, gli alberi avrebbero dato i loro frutti e gli uomini avrebbero giovato di tale ricchezza, dando origine, in tal modo, alla primavera ed all’estate.