Natura e leggenda, un binomio cui è difficile resistere. La tradizione siciliana è ricca di racconti a metà tra realtà e fantasia, che avvolgono di fascino alcuni luoghi già naturalmente splendidi. A metà tra Agrigento e Palermo, nella catena dei Monti Sicani, si trova un rilievo il cui nome sembra uscito da un libro di fiabe. La denominazione è più che adatta, perché proprio ad esso è legata una interessante storia. La leggenda del Monte delle Rose richiama una fioritura straordinaria e vede protagonista una figura cui la Sicilia è molto legata: Santa Rosalia. Ma qual è la leggenda? Prima di addentrarci tra le sue pagine, conosciamo meglio il monte.
Chiamato Monte Rose, o monte delle Rose (Muntagna dî Rosi), è probabile che debba il nome proprio ai fiori. In un documento del 1171, infatti, viene riportato proprio il toponimo imposto dagli Arabi: «usque ad montem de rosis qui Arabice dicitur Geneleungrad» («[…] fino al monte delle Rose, in arabo chiamato Geneleungrad»). Con i suoi 1.436 metri è tra le cime più elevate della catena dei Monti Sicani. Il Monte si trova al confine della riserva naturale della Valle del Sosio, e si eleva in una zona in cui la natura è incontaminata e poco antropizzata. Fu citato da Aristotele e da Plinio il Vecchio e nell’antichità era famoso per le sue virtuose erbe spontanee, oggetto di studi per molti botanici.
La leggenda del Monte delle Rose nasce dalle rose peonie, che fioriscono a febbraio senza spine. Si narra che le rose siano cresciute al passaggio di Santa Rosalia, figlia del nobile Sinibaldo, signore della Quisquina e del Monte delle Rose. Le peonie sono bianche, gialle, rosee e rosse vermiglio. Oltre alle citate rose peonie, vi crescono giacinti, agrifogli, lavagelli, primule, lavagelli, primule, pungitopi, biancospini, vitalba, anemoni e diverse specie di orchidee. Numerose sono anche le erbe aromatiche, come origano, ruta, aneto, salvia, cumino, issopo, malva, menta, melissa, timo e nepetella. La fauna è composta in gran parte da uccelli migratori, come l’upupa, da falchi pellegrini, da lepri, istrici, martore e gatti selvatici.