La leggenda del tesoro di Grisì ci porta in una piccolissima frazione di Monreale. Proprio qui sarebbe nascosto uno dei tesori più ricchi di tutta la Sicilia. La sua storia viene tramandata di generazione in generazione ed è così giunta ai giorni nostri.
Lo stesso nome di Grisì potrebbe essere legato alla ricchezza. Sull’etimologia ci sono molte incertezze, ma una delle ipotesi lo vede derivare dal greco krysos (oro), anche se potrebbe essere collegato alla fertilità della terra.
Tra i tanti popoli che passarono da Grisì vi sono anche i saraceni. Durante alcuni scavi in un luogo di sepoltura, sono stati trovati alcuni sarcofagi con all’interno alcune monete. Quelle monete sono poca roba in confronto all’abbondanza del tesoro di Grisì, noto anche come ‘u Bancu ru Disisa. Si narra un antico saraceno avrebbe nascosto dentro una grotta gettoni d’oro, gioielli e oggetti preziosi. Questa grotta, però, non compare in nessuna mappa.
Si dice che chi è riuscito a trovarla, non abbia potuto portare via nulla. Un sortilegio, infatti, protegge le ricchezze e chiunque prova a impadronirsene, non riesce a trovare l’uscita dalla caverna. All’interno, inoltre, vi sono diversi spiriti, che siedono in cima al tesoro. Esistono due soli modi per ovviare alla maledizione. Si devono trovare tre persone provenienti da tre estremi del regno dell’epoca, tutte e tre con lo stesso nome: Santi Turrisi. I tre devono sacrificare una giumenta bianca e mangiarne le interiora, fritte, dentro la grotta. Alla fine, però, devono essere uccisi.
L’altra soluzione, meno macabra, impone di leggere a voce alta un libro che si trova dentro la grotta, rimanendo all’interno senza l’ausilio di una candela.
Pare proprio che la leggenda del tesoro di Grisì sia destinata a rimanere tale!