La leggenda della Dama Bianca fa parte della memoria storica della città di Messina. Ogni anno, il 12 giugno, si rinnova l’offerta di un cero durante la festa della Madonna di Montalto, per via di una tradizione istituita con un decreto del Senato messinese nel 1745.
Il senato volle ringraziare la Madonna di Montalto, nota come Dama Bianca, alla quale si attribuisce la salvezza dall’assedio degli Angioini, nel corso della guerra del Vespro del 1282.
La prima apparizione della Dama Bianca si verificò l’8 agosto 1282, nel corso del secondo attacco angioino. Le cronache riportano: “Durante il combattimento fu vista una Dama Bianca, dall’aspetto maestoso e terribile di cui i francesi non potevano sostenere lo sguardo, correre da una parte all’altra delle mura, dove più accanita era la lotta e stendere su di esse bianchi veli. Nello stesso tempo dardi scoccati da arcieri invisibili colpivano i francesi, facendone numerose vittime”.
La seconda apparizione della Dama Bianca avvenne sulla Caperrina in agosto e i nemici, che in quel giorno sacro alla Madonna dell’Assunta avevano nuovamente attaccato in forze, furono sconfitti. I messinesi, riconoscenti verso la loro protettrice, circa 12 anni dopo questa apparizione eressero una chiesa dedicata a Nostra Signora della Vittoria, (Santuario della Madonna di Montalto).
Sempre secondo la leggenda, la Dama Bianca tornò ad apparire in difesa di Messina assediata, circa venti anni dopo. Gli Angioini, infatti, continuarono quasi ininterrottamente la lunga guerra contro gli Aragonesi. Nel 1301, Messina tornò ancora ad essere assediata da Roberto d’Angiò, figlio di Carlo II, che si accampò col suo esercito nel borgo allora detto di Santa Croce.
Il 21 novembre, mentre i soldati messinesi partecipavano alla messa, sul colle della Caperrina, in pieno giorno, apparve la Dama Bianca. La videro anche i francesi e uno di loro le scagliò contro una freccia. Il dardo, dopo aver percorso una certa traiettoria, all’improvviso girò su se stesso e ritornò velocemente indietro, ferendo in un occhio il sacrilego soldato.
Questo prodigio avrebbe spinto Roberto d’Angiò a interrompere l’assedio di Messina, cominciare a trattare la pace, sottoscritta poi a Caltabellotta nel 1302.