Castello di Donnafugata… vi siete mai chiesti quale sia l’origine di questo singolare nome? Il pregevole esempio di architettura porta con sé un racconto a metà tra storia e leggenda, che oggi scopriremo insieme, raccontata da Salvatore Spoto nel testo “Sicilia segreta e misteriosa”.
Il feudo di Donnafugata venne così battezzato in occasione dell’acquisto da parte di Vincenzo Arezzo La Rocca, avvenuto negli anni in cui l’illuminismo lasciava spazio al romanticismo. Un contesto perfetto per evocare schermaglie d’amore.
Passeggiando per l’edificio, ma anche per il suo celebre parco, capita spesso di sentir narrare storie che vedono protagonista il conte Cabrera di Modica, uomo duro e dal cuore tutto d’un pezzo, che si scioglieva solo al pensiero di Bianca di Navarra. Questa regina, rimasta vedova, avevo assunto la funzione di vicaria del regno. Il conte la inseguiva ovunque, perché voleva farla sua. Difficile sapere se per vero amore o per interesse “politico”.
La tecnica d’approccio era a senso unico, sulla scia del principio “vis semper grata est puellae” (la brutalità amorosa è sempre accettata dalla fanciulla). Il conte non smetteva mai di seguirla, rincorrendola da un castello all’altro. Si faceva addirittura trovare dentro il letto, senza essere ricambiato. Ed ecco che, allora, il nome Donnafugata comincia a trovare un senso, ma forse non è esattamente così. Facendo i conti con i tempi, infatti, qualcosa non quadrerebbe.
Il conte è vissuto intorno al XIV secolo, cioè quasi tre secoli prima della costruzione dell’edificio così come lo vediamo. Cosa c’entra, dunque, con Bianca?
La spiegazione del nome, dunque, deve essere un’altra. Da queste parti è esistita in tempi molto antichi una rocca. Era l’epoca araba e i seguaci di Allah, incantati dal luogo, erano soliti chiamarlo “Ayn as Jafat”, cioè “fonte della salute”. I siciliani volgarizzarono le parole arabe prima in Ronnafuata e poi in quello attuale, cioè Donnafugata.
Foto di Gino Di Leo