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Scopriamo la leggenda di Eolo in Sicilia.

  • Eolo, personaggio della mitologia greca, ha molto a che fare con la Sicilia.
  • Le Isole Eolie devono proprio a lui il suo nome.
  • Scopriamo insieme la sua storia e il legame che ha con le isole siciliane.

Nato mortale e poi diventato dio. Eolo è uno dei personaggi più famosi della mitologia greca ed ha un legame speciale con la Sicilia. Le celebri Isole Eolie, paradiso per le vacanze, devono proprio a lui il suo nome. Oggi vogliamo raccontarvi una storia ricca di fascino, che ci porta indietro nel tempo: un viaggio andata e ritorno, perché è nel presente che possiamo ancora godere della meraviglia delle Eolie. Ecco la leggenda di Eolo, il dio che scelse di vivere in Sicilia.

Mito di Eolo in Sicilia

Si narra che Eolo, raggiunge le isole cui poi diede il nome di Eolie, ottenne da Zeus il ruolo di consigliere degli dei e domatore dei venti. I venti, custoditi nelle caverne e dentro un otre nella sua dimora a Lipari, venivano liberati secondo la volontà degli dei o le suppliche dei mortali. Potevano anche causare gravissimi danni, per la loro forza impetuosa. Secondo alcune leggende, proprio per i venti forti la Sicilia si sarebbe staccata dal resto del continente. Proprio Eolo avrebbe inventato la cosiddetta Arpa Eoliana, un antico strumento che viene suonato dal vento. Dal tipo di suono si capisce quale dei venti soffia e da quale direzione proviene. Eolo avrebbe regalato questo strumento a Ulisse, commosso dal suo eroico. Dentro lo strumento vi erano racchiusi i venti contrari alla navigazione. Si narra che, nell’ora della sua morte, Eolo scelse di rimanere a guardia dei venti in una grotta tirrenica delle isole Eolie: come premio  ricevette l’immortalità per volere degli dei.

Eolo nell’Odissea

La leggenda di Eolo viene anche narrata nell’Odissea. Ecco cosa scrive Omero: Giungemmo all’Isola Eolia dove viveva Eolo, figlio di Ippota, caro agli dei immortali. È un’isola che naviga in mare, alta e nuda è la costa, e tutt’intorno si erge una muraglia di bronzo, indistruttibile. Dodici figli erano nati a Eolo nella sua casa, sei figlie e sei figli nel fiore degli anni; ai figli aveva dato in spose le figlie. Sempre così mangiavano nella casa del padre e della madre, amatissimi. E per un mese intero Eolo mi ospitava… Quando poi anch’io gli chiesi di darmi una scorta per il ritorno… me la preparava. Un otre mi diede, fatto con la pelle di un bue di nove anni, dove aveva racchiuso le vie dei venti impetuosi; con una catena d’argento, lucente, lo legò alla concava nave. Per me fece spirare il vento di Zefiro. Dopo nove giorni di navigazione, quando eravamo già in vista dell’amata Itaca, i miei sciagurati compagni, credendo che l’otre contenesse tesori, mentre io dormivo, lo aprirono. Tutti i venti ne uscirono e il turbine ci afferrò all’improvviso e ci riportò al largo, piangenti, lontano dalla patria terra. La furiosa tempesta di vento trascinò le navi di nuovo all’isola Eolia. – Vattene da quest’isola, presto, obbrobrio degli uomini… Disse così Eolo, e mi scaccio dalla sua casa, con mio sommo dolore.

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