L’Etna, maestoso vulcano e capolavoro della natura, accoglie alle sue pendici alcune località incantevoli, come Paternò, Belpasso, Adrano, Bronte, Randazzo, Giarre e Acireale. Tra tutte, però, a risentire di più della sua presenza, è Mascali.
Il “fumante inquilino” l’ha ricoperta con la sua lava più volte e la colpa è della gelosia. Sembra, infatti, che il vulcano ce l’abbia con Mascali a causa di un bel giovanotto del luogo, che amava, ricambiato, la graziosa ninfa Rosemarine.
La giovane ninfa disprezzava le attenzioni del burbero Vulcano, che non faceva altro che ributtare la sua gelosia e il suo livore sulla piccola cittadina, bruciandone sempre qualche parte. Una volta, però, il vulcano era più adirato del solito e uscì dal cratere una colata più abbondante, che bruciò tutta la città.
Per non uccidere anche la ragazza, della quale il Vulcano era innamorato, risparmiò la vallata in cui ella viveva. La fanciulla, però, per non vivere senza il suo amato, si gettò tra le fiamme e lo raggiunse nell’Aldilà. In memoria della triste vicenda, gli abitanti delle zone circostanti ricostruirono la città distrutta dal fuoco e la chiamarono Mascali.
Caso volle che, durante l’eruzione del 1928, ancora una volta Mascali fu invasa dal fuoco. Il magma, però, non riuscì a scalfire una palma, che fu straordinariamente soltanto circondata dalla lava. Gli abitanti credettero, in quell’occasione, che il Vulcano abbia voluto rispettare la palma in memoria della bella Rosemarine. Lei, ancora, in qualche modo vive ancora accanto all’amato Mascali.
Foto di Francesco Nucifora