La lenticchia nera delle colline ennesi è un prodotto dell’entroterra siciliano, un’area in cui la coltivazione di cereali e legumi si alterna a quella di olive e frutta. Il territorio è freddo e umido in inverno, caldo e arido in estate: nel periodo compreso tra l’inverso e la primavera, gli agricoltori coltivano da sempre legumi tradizionali, che si tramandano da una generazione all’altra. A rendere speciale le lenticchie nere è, anzitutto, il colore. Sono piccole, con tegumento nero e interno di colore rosso-brunastro. Si coltivano in terreni sciolti e sono ricche di ferro e proteine.
Tra i loro pregi vi è la variabilità genetica, che consente loro di sopravvivere e adattarsi al cambiamento climatico, che sta rendendo le zone sempre più aride. Fino agli anni Cinquanta la lenticchia nera delle colline ennesi era molto diffusa: si coltivava – insieme a ceci, cicerchie e fave, in rotazione con grano duro e formaggio. In seguito, la necessità di gestire a mano l’intero ciclo colturale ha spinto la maggior parte degli agricoltori verso produzioni meccanizzabili. Pochi contadini hanno conservato i semi, continuando a coltivarli con la tecnica tradizionale.
Come si coltiva la lenticchia nera siciliana
Le lenticchie nere non hanno bisogno di irrigazione e la coltivazione non prevede l’utilizzo di fitofarmaci. Alla fine di maggio, man mano che le piante ingialliscono, aumentano di peso e si adagiano sul suolo. A questo punto vengono sfalciate a mano e messe ad asciugare in piccoli covoni. Dopo alcune ore si formano covoni più grandi. Quando sono ben essiccati, si spostano nell’aia. La trebbiatura è lunga e faticosa. L’ultima fase è la selezione delle impurità.
La lenticchia nera delle colline ennesi ha un sapore intenso e si cucina tradizionalmente con le zuppe, grazie alla particolare nota minerale. È ottima anche con il pesce, in particolare con i gamberi.