La saga de “I Leoni di Sicilia” raccontata dal bestseller di Stefania Auci e della serie TV di Paolo Genovese ha acceso i riflettori anche su diverse figure femminili legate a vario titolo alla famiglia Florio, come quella della baronessa Giovanna d’Ondes Trigona, figlia di Gioacchino d’Ondes e di Eleonora Trigona ed esponente di spicco della nobiltà palermitana.
Grazie a lei e al suo matrimonio con Ignazio Florio (1866) la ricca e potente famiglia entrerà finalmente a far parte dell’aristocrazia palermitana e a portare a compimento il sogno del padre Vincenzo Florio, borghese di nascita, disprezzato dagli aristocratici, che dopo diversi tentativi aveva alla fine rinunciato alle sue velleità nobiliari, sposando la borghese Giulia Portalupi (Miriam Leone nella serie tv).
Con Ignazio Florio inizia una nuova fase per la famiglia Florio, che vede consolidare e crescere l’impero creato dal padre, fatto di piroscafi, fonderie, macchine a vapore, tonnare, miniere di zolfo e marsala.
Giovanna d’Ondes Trigona e l’ascesa sociale dei Florio
Secondo le testimonianze in nostro possesso Giovanna d’Ondes non era né bella né ricca (poteva contare su una dote di appena 90 mila lire), ma le sue origini nobiliari, furono la chiave che permise a Ignazio Florio di fare il salto di qualità ed entrare in un circuito prima di allora impensabile per la famiglia Florio. A quell’epoca era normale contrarre matrimoni di convenienza per fare la scalata sociale e così fu anche per Ignazio Florio.
Il padre di Giovanna Gioacchino d’Ondes aveva ottenuto il titolo di conte nel 1865, quando Giovanni Luigi Cozzo gli donò tutto il suo patrimonio, mentre la madre Eleonora Trigona era sorella del principe Romualdo Trigona, stimato senatore del regno, che spesso faceva le veci del re Vittorio Emanuele nelle cerimonie ufficiali a Palermo.
Giovanna d’Ondes Trigona, o Giovannina, come veniva chiamata affettuosamente dai genitori era figlia unica, una donna simpatica, dall’innata eleganza e perfetta padrona di casa.
Dopo le nozze Giovanna e Ignazio andranno a vivere nella vecchia dimora di famiglia in via Materassai. Solo qualche anno dopo, nel 1868, compreranno la storica villa dell’Olivuzza in stile Liberty a Palermo e si riveleranno nel tempo una coppia affiatata, contesa da tutti i salotti della città.
A differenza del padre, Ignazio Florio, più pacato e riflessivo, aveva ricevuto un’ottima educazione, riuscendo a integrarsi al meglio nella società aristocratica siciliana.
Giovanna d’Ondes era una donna dalla vita sottile con gli occhi neri e vivaci, che amava vestire abiti alla moda dalle tinte chiare, finemente ricamati e fatti realizzare appositamente per lei a Parigi. Come racconta Pietro Nicolosi in “Palermo Fin de Siecle”, Giovanna era molto attenta alla linea, mangiava pochissimo per non ingrassare come la madre e per lungo tempo seguì una dieta a base di latte e aceto.
I due ebbero quattro figli: Ignazio che avrebbe sposato donna Franca Jacona; Vincenzo, morto nel 1879 di vaiolo a soli 12 anni; Giulia che a 15 anni sarebbe convolata a nozze con Pietro Lanza di Trabia e un altro Vincenzo jr, nato prematuro nel 1883, che avrebbe in seguito ideato la famosa Targa Florio.
La morte del primo Vincenzo fu un vero trauma per la coppia che restò a lutto per un anno intero, tanto da rinunciare a partecipare ai festeggiamenti in onore del re d’Italia arrivato in visita a Palermo.
Con Ignazio i Florio vivono uno dei loro periodi più felici, rafforzando il loro potere economico, intessendo relazioni con uomini illustri come Crispi, politico siciliano in ascesa e legale della famiglia, viaggiando per tutta l’Europa con una propria vettura ferroviaria, arredata come un appartamento e trascorrendo le estati nella torrida Palermo e in mare nei loro lussuosi yacht, primo fra tutti il Mary Queen.
Dopo aver fondato nel 1881 la Compagnia di navigazione generale italiana, essere diventato nel 1883 senatore del Regno d’Italia, Ignazio Florio morì nel 1891, lasciando al figlio Ignazio junior un immenso patrimonio.
Dopo la sua morte Giovanna d’Ondes indossò per il resto della sua vita solo abiti neri castigati, con un colletto di crespo bianco ed eleganti polsini ricamati. Secondo quanto riporta Giannilivigni la signora Florio “trascorreva tutto il giorno a ricamare, spesso fino alle prime luci dell’alba, attorniata da dame di compagnia, amici e cameriere personali nei propri appartamenti all’Olivuzza”.
Il rapporto con la nuora Donna Franca Florio
Giovanna fu fin dall’inizio contraria al matrimonio tra il figlio Ignazio e la frivola Franca Jacona (celebrato il 23 febbraio 1893) di cui si era perdutamente innamorato, soprattutto per le accuse rivolte al figlio di aver compromesso la donna con la sua corte spietata.
Franca Florio che giocherà un ruolo importante nella costruzione del mito dei Florio fu costretta ad accettare la presenza dell’ingombrante figura della suocera, una donna forte e determinata che oltre a tenere il comando della casa, aveva fiuto per gli affari e dopo la morte del marito aveva continuato ad aiutare il figlio nelle attività di famiglia.
Dopo il matrimonio le due donne trovarono comunque il modo di andare d’accordo, instaurando nel tempo un rapporto di rispetto e stima reciproci, rinsaldato dalla condivisione dei dolori, lutti e delusioni che colpirono la famiglia.
Donna Giovanna morì il 17 dicembre 1917, a seguito di un attacco cardiaco mentre si trovava a Villa Igiea, lasciando quel poco che restava del grande impero economico (la dinastia dei Florio era ormai in declino) suddiviso tra i suoi 3 figli e una dote di 5mila lire a ciascun nipote.
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