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      Caro Gesù Bambino, scusami se torno a scriverti dopo tanto tempo; ma dopo la trottola, dopo la macchinina di latta e la fisarmonica non sapevo veramente più cosa chiederti. Sono passati tanti anni ed anche tu adesso sarai sicuramente in pensione. Qui da noi, a dire il vero, proprio con le pensioni qualche problemino lo abbiamo avuto; aspetta che arrivi da Te anche la Fornero e poi capirai.

       Spero che questa mia lettera Ti trovi bene; da noi in Sicilia il tempo, come sempre, scorre lento ed in tutti questi anni poco è cambiato. Abbiamo ancora la mafia, manca sempre il lavoro, c’è sempre qualcuno che ogni tanto ci promette di fare il ponte sullo stretto, ed abbiamo ancora pure le arance; solo che adesso invece che dalla Conca d’Oro ci arrivano dalla Spagna e dalla Tunisia.

      Dopo tanti anni mi è venuta voglia di tornare bambino e di scrivere ancora un’altra letterina per chiederti nuovamente un regalo. No, non più la trottola; di cose che ci girano ne abbiamo già abbastanza. Ti chiedevo di fare un’altro miracolo; lo so è passato tanto tempo e magari anche tu ci pirdisti a manu; ma provaci lo stesso chissà! Io non Ti invidio il paradiso perché sono già ben felice di vivere in Sicilia; scusami, questa l’ho copiata da Federico II° di Svevia ma non me ne venivano altre.  Ti chiedo solo di fare piazza pulita di tutti quegli uomini stupidi ed arroganti, assetati di potere; ti chiedo luce per le menti di quanti, con malvagità ed inganni gabbano sistematicamente tanti poveri Cristi, come vedi non sei solo, costretti giornalmente  a subire soprusi e vessazioni (se vuoi chiamale pure tasse), senza potersi difendere. Ti chiedo per la nostra bella terra di Sicilia una classe dirigente onesta e capace, che sappia mettere da parte i propri interessi e lavori per il bene dei siciliani.

        Ti chiedo . . . Basta non ti chiedo più niente; abbiamo già una certa età e magari alcuni sforzi potrebbero costarci cari. Sappi che non mi illudo, ma comunque spero; dovesse andar male, come sempre da buoni siciliani amaramente ci consoleremo dicendoci:   “ Calati juncu ca passa la china” . 

       Ciao.

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