Tre grifoni volano nel cielo delle Madonie. I maestosi rapaci stanno tornando a ripopolare le vette della Sicilia. Gli esemplari, presenti nella voliera di contrada Terra dei Poveri, nei pressi di Isnello, sono stati liberati dagli addetti dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia e dai rappresentanti del Rotary Palermo Libertà.
I grifoni nei cieli delle Madonie
«Uno spettacolo straordinario: prosegue il percorso intrapreso dal Governo della Regione per la reintroduzione dei grifoni nel Parco delle Madonie. Liberati tre giovani esemplari: grande emozione». Bastano queste poche, ma significative parole dell’assessore Toto Cordaro per racchiudere le emozioni legate alla liberazione di tre esemplari nei cieli delle Madonie.
Il grifone è tra i più maestosi rapaci dei cieli d’Europa. Si tratta di una importantissima tappa del progetto di reintroduzione dei grifoni nel Parco, avviato lo scorso ottobre con l’inaugurazione della voliera tra le pareti rocciose di Aquileia e Balzo Trigna. Una ex discarica è stata ripulita e attrezzata per accogliere la grande gabbia.
Può ospitare una dozzina di esemplari di Gyps Fulvus, l’avvoltoio grifone, che può raggiungere tre metri di apertura alare. L’obiettivo del progetto è ripopolare il territorio delle Madonie, come già fatto sui Nebrodi. Sui Nebrodi, nel 2020, sono state registrate 40 nidificazioni accertate: 31 si sono concluse con l’involo.
Il ritorno del grifone in Sicilia, dai Nebrodi alle Madonie
Il ripopolamento delle Madonie ha avuto inizio nel giugno del 2021, grazie al contributo economico del Distretto Rotary 2110. Così è stato possibile realizzare la voliera, destinata ad accogliere i giovani grifoni donati dal Parco dei Nebrodi alle Madonie. Da una vetta all’altra, da uno straordinario angolo di Sicilia all’altro.
Il governo della Regione ha concesso il patrocinio operoso, con un significativo contributo economico, grazie al quale i grifoni hanno spiccato il volo. Altri esemplari lo faranno presto. L’emozione del volo nel video dell’assessore Toto Cordaro.
Foto: José Manuel Armengod – Licenza.