L’aggregazione sorse già spontanea nel 1889 a Messina, ma la sua fondazione ufficiale si fa riferire al 1° maggio 1891 a Catania, per mano di Giuseppe de Felice Giuffrida. Al movimento di Giuffrida, fece seguito quello di Palermo, del 1892, ad opera di Rosario Garibaldi Bosco; seguito a ruota dal Fascio di Trapani, istituito solo alcuni mesi dopo, e da quello di Siracusa, che contava ben 5.000 aderenti.
Ci ritroviamo in un’Italia da poco unita, a pochi anni dall’abolizione del Feudalesimo; qui, tra il malcontento dei più poveri, il movimento trovò il terreno fertile per costituirsi e prosperare. Era il 20 gennaio 1893, quando a Caltavuturo, in provincia di Palermo, cinquecento contadini occuparono alcune terre del demanio; obiettivo dei Fasci e della dimostrazione popolare, era porre l’accento sulle disparità della Sicilia dell’epoca, al fine di promuovere un’importante riforma agraria che portasse effettivamente alla ridistribuzione delle terre, e all’abolizione di dazi e gabelle. Ma la rivolta fu repressa nel sangue.
I contadini, di ritorno dall'occupazione simbolica, vennero dispersi da soldati e Carabinieri armati; tredici le vittime, che portarono ad un inasprimento del malcontento, in una società già particolarmente provata non solo dal duro lavoro, ma soprattutto dalle promesse non mantenute dai Governanti, all’indomani dell’Unità d’Italia. A seguito di tale massacro furono organizzate numerose manifestazioni di solidarietà, che portarono i Fasci a diventare sempre più potenti ed organizzati, anche in nome di una maggior consapevolezza della classe lavoratrice d’Italia, che, sospinta dalle ideologie socialista di ispirazione marxista, trovò sfogo, nell’agosto del 1982, nel Partito dei Lavoratori Italiani. Nel maggio successivo, i 500 esponenti dei 90 Fasci di Sicilia e altri circoli socialisti si unirono, a Palermo, per partecipare al loro primo Congresso; venne eletto il Comitato, rappresentato dai delegati-fondatori, e nell’autunno dello stesso anno venne organizzato un grande sciopero generale.
Le ragioni dei Fasci erano insite nella necessità di riscattare i ceti meno abbienti di Sicilia; erano infatti luogo di incontro e protesta non solo di agricoltori e braccianti, ma anche di operai, ‘zolfatai’, di lavoratori dei porti e delle navi. Alla rivolta e all’aggregazione politica, partecipò inoltre una nutrita schiera di persone appartenenti alla minoranza greco-bizantina di Piana degli Albanesi, che era stata pesantemente colpita dalla crisi economico-sociale post Unità d’Italia.
Nonostante le sue origini albanesi, Francesco Crispi, che pur simpatizzava con le ragioni dei lavoratori, decise senza mezzi termini di sedare le rivolte, che erano via via cresciute alimentando e inasprendo i rapporti tra Stato e Fasci; nel tentativo di ristabilire l'ordine, Crispi adottò la linea dura, facendo intervenire anche l’Esercito. Molte le esecuzioni sommarie e gli arresti di massa; il movimento fu sciolto nel 1894.
Politico italiano, eletto deputato nel 1892, Giuffrida in particolare, verrà condannato a 18 anni di carcere, ma grazie all’amnistia accordata nel 1895, di anni ne scontò due. Appena uscito di prigione, si iscrisse al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (ovvero il Partito dei Lavoratori Italiani di Filippo Turati); pubblicò “La questione sociale in Sicilia”, nel 1901, e nel 1902 venne eletto prosindaco di Catania.
Autore | Enrica Bartalotta