Ettore Majorana fu un fisico italiano, nato a Catania il 5 agosto del 1906. Diede un importante contributo alla fisica mondiale, soprattutto tramite i suoi studi sulla fisica nucleare e la meccanica quantistica relativistica.
Ettore rivelò subito una precocissima attitudine per la matematica, che lo portavano a svolgere calcoli molto complicati già all’età di 5 anni, età in cui si dedicò anche allo studio personale della fisica. Fino ai 9 anni, alla sua educazione sopraintese il padre, mentre concluse gli studi di elementari e ginnasio presso il collegio “Massimiliano Massimo” dei Gesuiti, con sede a Roma; frequentò il terzo anno e il resto del liceo classico, presso l’istituto statale Torquato Tasso. Dopodiché, Majorana si iscrisse alla facoltà d’Ingegneria. Fra i suoi compagni vi era anche Emilio Segrè, il quale presto lo convinse a passare alla facoltà di Fisica.
Durante gli anni dell’università, Majorana si concentrò su moltissimi argomenti, che spaziavano dalla fisica terrestre all’ingegneria elettrica, fino allo studio di alcune reazioni nucleari che confluirono poi negli studi sulla bomba atomica.
Con l’inizio del ’33, Majorana si lasciò convincere ad intraprendere un viaggio a Lipsia e Copenaghen, con una sovvenzione assegnatagli dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. L’incontro con Heisenberg a Lipsia fu piuttosto proficuo; Majorana aiutò infatti Heisenberg nella correzione delle sue ricerche, che sfociarono poi nella pubblicazione de “I principi fisici della teoria dei quanti”. Successivamente Majorana si trasferì a Copenaghen, dove conobbe Niels Bohr e altri noti fisici dell’epoca.
Del periodo che Majorana visse dopo il ritorno dal suo viaggio, si sa molto poco. Per il suo carattere schivo e scontroso, Majorana si aggiudicò il soprannome di “Grande Inquisitore”; ed è a vita solitaria che probabilmente si ritirò in questo periodo, quello più misterioso e oscuro della sua vita: non si sa su cosa infatti stesse lavorando, si sa solo che stesse continuando ad ampliare ulteriormente il suo sapere. Nel 1937, Ettore Majorana accettò la cattedra di professore di Fisica teorica all’Università di Napoli, qui strinse amicizia con Antonio Carrelli, professore di Fisica sperimentale. La sera del 25 marzo 1938 Ettore Majorana scomparve, dopo essere partito da Napoli con un piroscafo della società Tirrenia alla volta di Palermo.
Controverse sono le ipotesi legate alla sua dipartita, che ancora oggi prosegue in strenue ricerche e indagini.
Molte delle comunicazioni epistolari confermano però l’ipotesi che Majorana non si sarebbe suicidato, ma solo ritirato dalla vita mondana. S’iniziarono le ricerche, che vennero portate avanti per almeno tre mesi, del caso si interessò anche lo stesso Mussolini. L’ipotesi più accreditata, è legata al probabile ritiro a vita monastica del fisico; un’ipotesi sostenuta anche dalla famiglia dello stesso, e dallo scrittore Leonardo Sciascia nel suo libro “La scomparsa di Majorana”, che punta alla Cerosa di Serra San Bruno, in Calabria. La famiglia seguì una pista che sembrava portare al vicino monastero dei Gesuiti sito vicino casa dello studioso, e, successivamente, al Convento di S. Pasquale di Portici, in provincia di Napoli. Molte le ipotesi e gli indizi, ma non si ebbero mai certezze.
L’unica certezza tra le tante supposizioni, consiste nel prelievo di una considerevole somma di denaro, evento anche questo che smentirebbe l’ipotesi di suicidio formulata diversi anni dopo. Inoltre, oltre al denaro, Majorana portò con sé anche il suo passaporto.
Secondo l’ipotesi, cosiddetta ‘tedesca’, Majorana si sarebbe ritirato in Germania per mettere le sue conoscenze e intuizioni a disposizione del Terzo Reich, mentre secondo l’ipotesi ‘argentina’, Majorana sarebbe stato avvistato da diversi testimoni oculari, a Buenos Aires, fino almeno agli anni Sessanta.
Esiste inoltre una quarta ipotesi, che dava Majorana in Sicilia: sarebbe stato lui infatti, il fisico vagabondo che errava per le strade di Mazara del Vallo, fino al 9 luglio del 1973. Tommaso Lipari, questo il nome del noto senzatetto, era conosciuto per la sua brillante conoscenza delle materie scientifiche, che spesso metteva a servizio degli scolari che incontrava. Sul caso Lipari intervenne anche l’allora procuratore di Marsala, Paolo Borsellino. Molti gli elementi a sostegno di questa ipotesi: ad esempio la firma. Secondo il procuratore Borsellino, la firma di un certo Tommaso Lipari, scarcerato nel ’48, somigliava in maniera impressionante alla grafia del fisico.
Sulla questione tornò, nel ‘99, lo storico della matematica Umberto Bartocci. Dalla sua ipotesi, si evince che Majorana possa essere stato vittima di un piano messo appunto dalla schiera dei fisici del tempo; un piano teso a eliminare un pericoloso rivale e concorrente. La tesi di Bartocci non fu apprezzata dall’ambiente dei fisici, ma destò molta curiosità e sospetti tra gli storici e gli appassionati.
Gli studi scientifici di Majorana diedero un contributo fondamentale allo sviluppo della fisica moderna. A lui si attribuisce la scoperta dei neutrini e la ricerca sulle forze nucleari oggi dette ‘alla Majorana’. Famosa nell’ambiente, è anche l’equazione di Majorana, importante contributo alla comunità scientifica internazionale nella ambito della base teorica dei Sistemi quantistici aperti.
Nel 12 aprile del 2012 uno studio pubblicato sulla rivista “Science” ha confermato l’esistenza dei fermioni da lui teorizzati nel ‘38.
Autore | Enrica Bartalotta