L’inaspettata scoperta del Miqweh di Palermo. Nel 1985 a Palermo è stata scoperta casualmente una cavità ipogea nel cortile della chiesa di Casa Professa accessibile da Palazzo Marchesi. Definita inizialmente da studiosi e geologi una sepoltura o una camera dello scirocco, successivamente la stessa, fu oggetto di attenzione di esperti internazionali di cultura ebraica, Nicolò Bucarìa e David Cassuto, che in un saggio “La sinagoga e i Miqweh di Palermo alla luce dei documenti e delle scoperte archeologiche” svilupparono un’interessante teoria.
La notizia della scoperta fu resa pubblica solo nel 2003, in un’intervista concessa da Nicolò Bucaria ad Anna Pomar su l’Euromediterraneo, nella quale si comunicava il probabile ritrovamento di un Miqweh . La cavità, situata nel mezzo della zona dove nel medioevo c’era il quartiere ebraico, presenta un primo piccolo ambiente, un probabile spogliatoio ed una vasca piena d’acqua pulita, raggiungibile scendendo sette gradini, ancora oggi alimentata dal fiume Kemonia.
Il Miqveh era un luogo sacro utilizzato dagli ebrei per la purificazione del corpo, un bagno rituale per uomini e donne effettuato in acqua limpida e purissima. Bucarìa e Cassuto sostengono la tesi che esisteva a Palermo una delle comunità ebraiche più grandi d’Italia, una presenza di circa cinquemila persone, come descritto dal rabbino Ovadyah da Bertinoro in una lettera inviata al padre, e per tale motivo, potevano essere presenti più Miqweh. Nello specifico, quello ritrovato essendo vicino alla sinagoga, poteva essere utilizzato nella stagione invernale, quando il Miqweh principale, situato in posizione depressa, veniva allagato dalle periodiche piene del fiume Kemonia.
Gli ebrei erano presenti in Sicilia già in epoca cristiana, e prosperarono economicamente in un clima di tolleranza religiosa durante tutte le dominazioni fino al medioevo. Il fiorente periodo della comunità ebraica a Palermo ebbe però termine il 31 marzo 1492 quando Ferdinando II D’Aragona “Il Cattolico” proclamò l’editto di Granada che prevedeva l’espulsione di tutti gli ebrei dal regno di Spagna. Innumerevoli furono i tentativi di alti ufficiali del regno di Sicilia e perfino del vicerè spagnolo D’Acunya di far revocare l’editto, nella consapevolezza che questo radicale provvedimento, avrebbe determinato grosse ripercussioni sia nello sviluppo economico che culturale dell’isola.Gli ebrei palermitani erano ricchi ed influenti, possedevano industrie della seta di cui avevano quasi il monopolio, e svolgevano le loro attività in tutti i settori del commercio e dell’artigianato.
L’esodo di massa degli ebrei da Palermo in conseguenza dell’editto di Granada, indusse probabilmente l’ultimo rabbino, a nascondere il Miqweh, il luogo a loro più sacro, murandolo ed interrandolo, per evitare che potesse essere profanato. Rimasto nascosto per secoli, il Mikveh palermitano, è tornato alla luce solo di recente, ed è possibile ammirarlo prenotando una visita guidata.
Foto: Vincenzo Russo | Terradamare