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  • Lino Banfi, pugliese doc innamorato della Sicilia.
  • Il celebre attore ha ricevuto a Palermo il premio Paladino d’Oro.
  • A lui anche il premio Massimo Troisi di Marefestival Salina.

Lino Banfi è uno degli attori italiani più amati. In tanti anni di carriera, ha fatto ridere intere generazioni e, ancora oggi, rappresenta una vera icona dal talento ineguagliabile.  Ospite dello Sport Film Festival di Palermo, domenica 21 novembre, è stato premiato con uno dei Paladini d’Oro. La visita in Sicilia è stata occasione per parlare del suo rapporto con la Trinacria: un amore che comincia dal passato.

Banfi ha raccontato: «Mi fa piacere (ricevere il Paladino d’Oro, ndr), anche perché questi pupazzi snodati esistono anche a Canossa in Puglia. Da bambino ne ho costruiti tre, Orlando, Rinaldo e Angelica. Facevo tutte le voci in spettacoli per far ridere gli altri bambini. Anche durante i bombardamenti della guerra. Alzavo la spada e gridavo: attento che ti spezzo il capocollo!».

Lino Banfi e la Sicilia, un amore autentico

All’attore pugliese è andato anche il Premio Massimo Troisi di Marefestival Salina. Nella motivazione si legge: “Attore dal talento straordinario, tra i più rappresentativi e iconici della commedia italiana, amatissimo dal grande pubblico, ha fatto ridere e riflettere interpretando più di 110 film”.

Lino Banfi ha anche un legame speciale con la città di Palermo, che chiama in causa il suo rapporto con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia: «A Roma, negli anni Sessanta, ero vicino di casa di Ciccio, ci vedevamo spesso e partecipavo ai loro film», ha raccontato. E ha aggiunto: «Mi calavo con loro, e con tutti quelli che da Palermo venivano a Cinecittà a trovarli sperando di fare le comparse, nell’atmosfera del dialetto palermitano».

Banfi partecipò anche ai funerali di Franchi: «A Palermo ricordo i funerali di Franco Franchi. Ero dietro il feretro abbracciato a Ciccio, la gente pensava fossi un familiare. Era l’anno delle stragi di Falcone e Borsellino. C’era tanta polizia in giro. Una vecchietta aveva abbassato la saracinesca in segno di lutto. Mi disse, “Grazie Linuzzo“. Quante cose voleva dire quella frase…».

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