Lo Scirocco è un vento da sud-est caldo e umido. È caldo perché ha origine nell’Africa settentrionale ed è umido perché attraversa un lungo tratto di mare a partire dai settori meridionali del Mar Mediterraneo. Proviene dall’Africa perché richiamato verso il Mediterraneo settentrionale dalle basse pressioni e le perturbazioni dell’Oceano Atlantico, abituali nell’Europa atlantica.
Il richiamo dall’Africa e dal basso Mediterraneo ubbidisce ad uno schema fisso, rientra in un copione rispettato. Pur entro la variabilità di posizioni e le infinite combinazioni assunte dalle strutture atmosferiche che lo determinano (sono le pedine bariche che dirigono il “traffico dei venti”), lo Scirocco è un vero e proprio fenomeno sistematico che incide fortemente su tanti aspetti della natura, sulla distribuzione delle risorse idriche dei paesi mediterranei e della penisola italiana. In estrema sintesi distribuisce l’acqua di piogge puntuali al nord e il caldo, prevalente, al sud.
Il richiamo dall’Africa settentrionale coincide col deserto torrido sahariano. E l’Africa sahariana sovrasta il Mar Mediterraneo, lo contiene per intero a sud. L’incidenza dell’Africa settentrionale sugli eventi meteorologici del Mediterraneo è enorme. Il Mediterraneo meridionale funge da cerniera fra un “mondo”, una natura, un paesaggio, un dominio atmosferico, una luminosità, un tipo di “cielo”, una scenografia complessiva, il “mondo” del deserto del Sahara, a sud, e un altro “mondo”, a nord, la natura mediterranea della fascia temperata. Il Sahara è il deserto più grande e più torrido del pianeta. Il Mar Mediterraneo non solo ne è contenuto ampiamente in estensione longitudinale fino all’Egitto, ma ne è anche un po’ “incassato” entro l’ampia incavatura rientrante nel deserto a partire dalla Tunisia alla Libia, nel Golfo della Sirte. In questa specifica conformazione geografica, morfologica sta la chiave di lettura principale per capire la natura delle correnti meridionali sciroccali. È questa la zona ad interfaccia, fra Mar Mediterraneo e Deserto del Sahara, appena sopra i 30° di latitudine nord. È opportuno evidenziare l’unicità del Mar Mediterraneo nel mondo. Esistono sviluppi geografici similari nelle fasce temperate del Pianeta Terra? Esiste al mondo un mare delle fasce temperate sotteso da un deserto caldo dell’ immensità longitudinale del Sahara? No, nulla di tutto ciò, né di similare, in nessuna parte delle zone temperate del pianeta Terra.
Lo Scirocco è un vento di spiccata e personale caratterizzazione che determina manifestazioni fisico-atmosferiche, meteomarine scenografico-ambientali molto distinte e ben riconoscibili quando appare con i connotati classici: altissimo tasso di umidità, innalzamento e omogeneizzazione della temperatura fra giorno e notte, la differenza fra temperatura massima del giorno e temperatura minima della notte raggiunge il valore minimo, similare ai climi tropicali caldo umidi. Osservando per tantissimi anni le temperature di varie località, si evidenzia che le minime della città di Palermo sono pressoché costantemente fra le più alte d’Italia. Viceversa, le temperature massime non sono in genere le più alte d’Italia, per cui le escursioni fra massime e minime toccano a Palermo valori minimi: ciò dipende da vari fattori concatenati, ma il principale è la conformazione morfologica e morfo-espositiva della baia di Palermo.
Con lo scenario di Scirocco il mare e il cielo anche col sole, velato, opaco diventano rispettivamente torbidi e offuscati. Il mare, in particolare, diviene mosso con onde spumeggianti, biancheggianti, nella fase viva, attiva, iniziale di crescita. Poi si distendono lunghe, alte, lisce, oleate, rotonde, nella fase passiva decrescente d’inerzia, i cosiddetti cavalloni, per capirci.
In ambiente marino il ciclo completo delle manifestazioni dura in media due-tre giorni. Il mare, anche quando cessa l’azione di spinta dello Scirocco, mantiene per un po’ l’energia del moto ondoso che andrà a scemare gradualmente. In questa fase, i cavalloni, oleati, ancora alti, lunghi, si infrangono sulle coste anche in assenza di vento. Il cielo è già del successivo e nuovo scenario meteorologico e il mare mantiene ancora il precedente. Nel silenzio della notte si sentono dei tonfi, sordi, della rottura delle onde, distanziate, a scansione lenta, ora qua, ora la. È la pulsazione lenta e ampia del mare lungo in esaurimento energetico.
La lunghezza delle onde suggerisce che non si tratta di un vento locale, l’origine è lontana. Agisce a dimensione almeno mediterranea tant’è che, anche quando si manifesta con venti non forti, dà origine a notevoli mareggiate (immagine litorale di Avola), perché costante su ampia superficie marina. Che per direzione da est sud-est sottende un tratto di mare amplissimo. Lungo questa direzione ortogonale alla costa siciliana del Golfo di Noto si incontra la costa opposta, lontanissima, egiziana e libica orientale. Questa distanza dalla costa opposta alla Sicilia ionica, su cui il vento può esercitare l’azione senza ostacoli e interruzioni (fetch), raggiunge 1800 km, la più lunga del Mediterraneo. Pertanto può dare origine, teoricamente, alle mareggiate potenzialmente più forti se viene contemporaneamente soddisfatta la condizione di vento forte e duraturo lungo tale direttrice di provenienza.
In verità nell’abitudine dello scenario di Scirocco la provenienza storica ricorrente non ha questa direzione limite, ma quella dell’arco più meridionale di provenienza dal Golfo della Sirte.
In casi estremi di intensa sciroccata lungo le coste, si riesce a distinguere l’intenso flusso di finissime particelle d’acqua verso l’entroterra, i cui segni di salsedine sono presto visibili sulla vegetazione. Evidenziati dalle lingue ondulate di vegetazione bruciata dalla salsedine, per piante meno resistenti, introdotte dall’intensa urbanizzazione di ville residenziali lungo la costa.
Si è riscontrato negli anni costanza e “moderazione” della forza del vento di Scirocco anticiclonico (NB). Nelle versioni più ricorrenti il vento è lento, appiccicoso, di norma non è fortissimo. Nei casi di punta, su richiamo di profonde basse pressioni, è forte, violento e turbolento. E il 30 ottobre del 2018 lo Scirocco l’ha combinata davvero grossa, nel senso che ha tirato fuori tutte le sue armi più efficaci e potenti in Veneto, Trentino e sulle Dolomiti è andato ben oltre la sua abituale classica manifestazione abbattendo come birilli migliaia di alberi, sradicati e coricati a tappeto, uno per uno lungo una direzione prevalente.
Per il Mediterraneo Ionico in particolare è quello che determina con il Greco-Levante le maggiori mareggiate. La direzione dello scirocco è frontale o di poco trasversale rispetto all’esposizione geografica e conformazione morfologica della linea di costa dell’arco ionico calabro-pugliese e della Sicilia orientale in ampi tratti più aperti a sud-est. L’esposizione più meridionale avviene lungo la costa siracusana che, dopo la messinese, è la più sporgente verso est. È evidente che lo Scirocco la investa in pieno, senza freni orografici. Tant’è che Siracusa è notoriamente e storicamente definita città “sciroccosa”: ciò suggerisce a priori che si tratta di un vento ricorrente e a cicli. Lo Scirocco che sale verso il settore settentrionale della penisola italiana, dal basso all’alto Mediterraneo, deve passare per forza dalla Sicilia, deve interessarla comunque. https://www.siciliafan.it/la-sicilia-al-centro-degli-scenari-meteorologici-mediterranei/
Quando agisce lo scirocco?
Il vento di Scirocco si può manifestare in qualunque periodo dell’anno, ma vi sono dei mesi statisticamente più sciroccosi. Il mese di ottobre presenta frequente ricorrenza e centralità di manifestazione che si estende, attraverso alterni avvicendamenti con altri scenari meteorologici, ai mesi di agosto, settembre, novembre e ai mesi primaverili di maggio, aprile e marzo, quando i capovolgimenti degli scenari meteorologici sono serrati, tumultuosi. https://www.siciliafan.it/scenario-occidentale-atlantico-di-maestrale-ponente-di-giuseppe-cugno/
Lo Scirocco è uno degli elementi costitutivi fondamentali del meccanismo meteorologico del Mar Mediterraneo. Nelle manifestazioni più canoniche, lo Scirocco è precursore sistematico di cambiamenti meteorologici caratterizzati da incombente transito di perturbazioni atlantiche che finiscono per interessare maggiormente la penisola e il Nord Italia, oggetto in questi casi di abbondanti piogge. Più intense nei luoghi e versanti sopraesposti morfologicamente allo Scirocco. Le piogge sono alimentate proprio dallo scirocco che fornisce “il carburante” alimentatore, il carico energetico per svilupparle e che risulteranno tanto più abbondanti, intense ed estese, quanto più corposo, duraturo, costante, umido, caldo, è il carico dello scirocco.
“Ogni qual volta nel basso Mediterraneo Ionio spira uno Scirocco “importante”, almeno da qualche parte della penisola italiana piove.”
Di norma in questi casi è buona parte della penisola d’Italia ad essere interessata dall’evento, con un’area iniziale di origine, carico, alimentazione, che è appunto il basso Ionio e il Mediterraneo meridionale ed un’area di “arrivo” sopraesposta, gli Appennini e l’arco alpino, dove vengono scaricate le piogge. Il versante meridionale dell’arco orografico ligure, dalla forma concava verso il mare, lo “stoppa”, lo abbraccia al meglio lo Scirocco. Le manifestazioni alluvionali ricorrenti in Liguria, Toscana, Piemonte, Lombardia, Veneto, al Nord Italia in genere, rientrano perfettamente nello scenario di alimentazione dello Scirocco.
Anche l’acqua alta nella laguna veneta rientra in questo scenario meteorologico di Scirocco, se coincide con altri fattori astronomici additivi. In particolare, quando tutti i fattori si cumulano e un corposo Scirocco “pressa” lungo tutto il bacino ionico adriatico, si hanno a Venezia eccezionali eventi di acqua alta. In Adriatico si ha la perfetta coincidenza fra la direzione di sud-est dello scirocco e la direzione longitudinale del Mare Adriatico. Il perfetto parallelismo delle coste italiane e jugoslave, allungate lungo la direttrice dello Scirocco, rendono l’Adriatico, sotto la spinta di questo vento, come un “mega fiume” che muove le acque superficiali verso il golfo veneziano. Da qui la particolare vulnerabilità allo Scirocco di Venezia per la risalita delle acque in laguna.
Scendendo verso il sud si ha la progressiva improbabilità di piogge. Verso l’Italia meridionale, insulare, Sicilia, Sicilia meridionale, fino all’estremo vertice siracusano del sud-est, Avola, Noto, Capo Passero si hanno scarsissime probabilità di sviluppi piovosi. E mai, entro la tipologia sciroccale anticiclonica prima descritta, così come al Nord Italia.
Quando viceversa le piogge intense d’alimentazione sciroccale si presentano in Sicilia e ancor più in Sicilia sud-orientale, la storia degli avvenimenti, il meccanismo, la dinamica, l’abitudine meteorologica consigliano di collocare, tali manifestazioni nello scenario più appropriato di bassa pressione ciclonica. https://www.siciliafan.it/scenario-di-brutto-tempo-di-bassa-pressione-di-giuseppe-cugno/ Perché nella stragrande maggioranza dei casi di questo si tratta (lo Scirocco ciclonico, tutt’altra storia meteorologica per l’estremo meridione d’Italia).
Con lo Scirocco in versione anticiclonica nell’estremo spigolo triangolare del sud-est della Sicilia, “dell’isola nell’Isola”, si raggiunge l’apice dell’improbabilità di piogge. Vediamo perché. Principalmente per la particolare posizione geografica, rafforzata dall’assenza di imponenti montagne, l’estremo tratto insulare della Sicilia si trova appena fuori dal campo interessato più frequentemente dagli sviluppi piovosi dello Scirocco. In breve, la Sicilia sud-orientale si trova al margine della fascia più abitualmente di “carica” dello Scirocco. Cioè il tratto marino ionico mediterraneo, lungo il quale il vento si umidifica notevolmente, di fronte la costa siracusana del Golfo di Noto. https://www.golfodinoto.it/blog/?-lisola-nell-isola–di-sicilia Mentre già gli Appennini meridionali e talvolta persino i versanti sud-orientali e orientali dell’edificio vulcanico dell’Etna rientrano nell’area di rovescio, molle, del carico umido. Così pure per Taormina e la dorsale dei Monti Peloritani, nel messinese. Si descrive una situazione limite, di estremo dettaglio, già di notevole arretramento verso sud dei carichi piovosi, abituali verso il nord.
La prova, i riscontri. Basta osservare le diverse risposte vegetazionali, fra versante orientale dell’Etna e versante meridionale: l’orientale verde, molto verde per la Sicilia. In più le pendici orientali dell’Etna, la sciara di Acireale, presentano una molteplice estensione di prodotti tipici dell’agricoltura, dai fichi d’india ai funghi, mele e ciliegie, più comuni al Nord Italia. Il versante meridionale è invece più arido. Questo per dare un’idea di quanto possa incidere l’esposizione geografica e morfologica negli eventi meteorologici.
Gli argomenti scientifici dell’articolo sono tratti, integrati, modificati per sintesi, dalla lunga ricerca meteo climatico ambientale dell’Italia mediterranea pubblicata nel libro “Scenari meteorologici ambientali mediterranei”. Scopri di più su Giuseppe Cugno per la Sicilia e *La storia per la difesa di Cavagrande https://www.golfodinoto.it/giuseppecugno.html