Per l’Unione europea dell’euro il 2015 si è aperto all’insegna dei disastri (il riferimento è ai Paesi della Ue che hanno aderito alla moneta unica, negli altri 10 Paesi dell’Unione che non hanno aderito all’euro non c’è crisi: anzi). L’indice Markit-Pm, ovvero l’unità di misura della vitalità delle aziende (leggere acquisti) è in picchiata. La disoccupazione galoppa ad oltre il 13 per cento. La deflazione rimane tale e quale quella registrata alla fine del 2014, forse con una tendenza ad accentuarsi. La domanda al consumo è in flessione. Stessa cosa per la domanda aggregata. Le scorte sono in aumento.
Insomma, l’Europa dell’euro dà il buon anno a se stessa. In attesa che il guru della situazione, sua maestà Mario Draghi, che ormai passa per il Keynes della situazione, immetta nuova liquidità nel sistema. Dimostrando, nei fatti, che la deflazione dell’area euro non è dovuta all’atteggiamento dei consumatori, ma alla demenziale politica monetaria della Bce. Intanto, pronto accomodo, le Borse europee hanno lasciato sul campo di battaglia 200 miliardi di euro. Milano ha bruciato quasi il 5 per cento. Insomma, i soldi che il Governo Renzi ha tolto al Sud con i tagli dei fondi Pac (circa 3,5 miliardi di euro) se li sta mangiando Piazza Affari. Del resto, Nostro Signore Iddio insegna che i ladrocini – anche se di Stato – non sortiscono mai effetti positivi…
Anche i tedeschi non se la passano bene. A furia di penalizzare i Paesi caduti nella trappola-euro, hanno scoperto, keynesianamente, che gli stessi Paese che mettono in crisi (vedi Grecia e Italia) non comprano più i loro beni. A cominciare dalle automobili (chi ci guadagna, in questa fase, sono solo le tv italiane, dove le pubblicità delle auto impazzano). Così la Germania si riprende un po’ di soldi con lo spread, passato da 120 a 145 punti. Tanto la scusa per giustificare l’aumento di 25 punti c’è: la Grecia che vuole votare Tsipras e la diminuzione del prezzo del petrolio.
E al di là di una Germania che sta provocando solo grandi danni? Una recessione – che in Italia è ormai depressione a tutti gli effetti (siamo i primi in Europa per disoccupazione: è questo il vero primato del Governo Renzi!) – che ormai va avanti da sette anni. Tra l’altro, fino a prima dell’avvento dell’euro la diminuzione del prezzo del petrolio innescava la ripresa economica. Mentre oggi la Merkel e Draghi cercano di farci credere il contrario…
Giulio Ambrosetti