Ci sono luoghi della Sicilia davvero mitici. Posti che uniscono storia, leggenda e personaggi famosi, proprio come quello di cui vi parliamo oggi: l’Orecchio di Dionisio. Si tratta di una grotta artificiale, conosciuta anche come Orecchio di Dionigi, nell’antica cava di pietra detta latomia del Paradiso, proprio sotto il Teatro Greco di Siracusa.
La sua particolare forma a “S” la rende un luogo di amplificazione acustica dei suoni. Questo andamento deriva dalla presenza di un antico acquedotto nella parte superiore della grotta. Da quella traccia, i costruttori scavarono verso il basso, dando vita alla forma attuale. Ma perché si chiama Orecchio di Dioniso e a cosa serviva? Perché c’entra anche il grande Caravaggio in questa storia? Le domande non mancano di certo, quindi mettetemi comodi e seguiteci per conoscere la Sicilia più bella.
«La fama di questa eco è tanto vasta che si considera privo di valore il soggiorno a Siracusa se il visitatore, siciliano o straniero, non sia andato a sentirne gli effetti». Con queste parole, il viaggiatore Jean Houël, nel suo “Voyage pittoresque des isles de Sicile, de Malte et de Lipari, 1782-1787” descriveva l’Orecchio di Dionigi.
Secondo la leggenda, la sua particolare forma a orecchio d’asino diede spunto al pittore Caravaggio per ideare il nome Orecchio di Dionisio. Caravaggio si era recato nella città aretusea nel 1608, in compagnia dello storico siracusano Vincenzo Mirabella.
Secondo la tradizione, infatti, il tiranno Dionisio fece scavare la grotta dove rinchiudeva i prigionieri e, appostandosi all’interno di una cavità superiore, ascoltava i loro discorsi. Grazie alla sua forma, l’Orecchio ha caratteristiche acustiche tali da amplificare i suoni fino a sedici volte.
Secondo le ricostruzioni di Eliano, Dionisio avrebbe rinchiuso il poeta Filosseno nella vicina Grotta dei Cordari. La sua colpa sarebbe stata non apprezzare le opere letterarie del tiranno. Eliano riporta che il poeta era stato rinchiuso “nella grotta più bella delle Latomie, dove aveva composto il suo capolavoro, il Ciclope: grotta che in seguito aveva preso il suo nome”.
Questa, in breve, la storia dell’Orecchio di Dionisio. Ovviamente c’è molto altro da aggiungere, quindi passiamo al racconto di Alessandra Cancarè, che ci rivela tutti i segreti di questo luogo e le curiosità.
Siracusa è una delle città più belle della Sicilia. Il Teatro Greco è uno dei monumenti più visitati. Proprio al lato del teatro si possono ammirare le latomie, cave di pietra (necessarie alla costruzione di templi, strade e opere di difesa) utilizzate come prigione per i superstiti della dura battaglia tra Atene e Siracusa (nel 400 a.C circa).
Dopo l’utilizzo, probabilmente occasionale, come prigione per gli ateniesi, questo uso divenne tipico nella dittatura di Dionisio, il quale vi avrebbe rinchiuso il poeta Filosseno perché colpevole di non aver apprezzato molto le opere letterarie del tiranno. Le latomie più famose sono quelle del Paradiso, al cui interno vi sono delle grotte caratteristiche. Una di queste presenta dei fenomeni acustici molto particolari. Se si prova a battere le mani, a bisbigliare o ad accennare un “la”, il suono rimbomba e si sente in tutta la struttura. La grotta è l’Orecchio di Dionisio.
Il tiranno Dionisio o Dionigi era un uomo crudele, avaro e con molti nemici politici. Si racconta che fece rubare un bellissimo mantello d’oro dalla statua di Giove e per non lasciarlo scoperto, gli mise addosso una copertina di lana asserendo che la lana era più comoda, poiché manteneva caldi in inverno e freschi in estate. Ad una altra statua, quella di Esculapio, figlio di Apollo (Apollo veniva rappresentato nelle statue senza barba), fece radere la barba d’oro.
Il motivo? Si giustificò, dicendo che si trattava di un gesto di rispetto nei confronti del padre. Esculapio non poteva essere barbuto ed il padre Apollo, invece, no. Torniamo all’Orecchio. Si racconta che il tiranno si mettesse in una cavità posta nella parte più alta della grotta ed ascoltava i prigionieri politici che confabulavano contro di lui. Inutile dire che fine facessero questi prigionieri…
A parte la leggenda, si pensa che la grotta fosse la cassa di risonanza del teatro. A questa storia, si aggiunge anche quella che chiama in causa il mitico Caravaggio. A dargli il nome “orecchio”, dunque, sarebbe stato proprio Michelangelo Merisi, il Caravaggio.
Caravaggio visitò la Sicilia nel 1608, e studiò la pianta a forma di S della grotta artificiale. Dato che somigliava ad un condotto uditivo, pensò al nome di Orecchio di Dionisio, dando forza alla leggenda cinquecentesca.