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L’attrice siciliana Lucia Sardo ha raccontato in un’intervista al Corriere di aver affrontato una dolorosa esperienza: il figlio Gioacchino Cappelli, dall’età di 17 anni, ha iniziato una forma di reclusione volontaria, l’hikikomori, che l’ha portato a chiudersi in casa. L’unico contatto con il mondo esterno era quello virtuale, dove il giovane cercava chi fosse simile a lui.

“Un futuro senza speranze e il senso di non appartenenza alla società mi hanno portato a un isolamento progressivo e profondo”, ha detto Gioacchino, figlio di Lucia Sardo e Marcello Cappelli, entrambi attori. Dell’hikikomori si è parlato molto, soprattutto negli ultimi anni. È un problema sociale originario del Giappone, che ha preso piede in tutto il mondo. Il termine, letteralmente, significa “stare in disparte” e coinvolge sempre più giovani di età compresa tra i 14 e i 30 anni. Nel nostro Paese si configura soprattutto come un “ritiro dalla vita sociale” e, purtroppo, si è diffuso anche tra i più giovani, soprattutto in seguito alla pandemia da Covid.

“Ero nel panico più totale”

Parlando della sua esperienza, Lucia Sardo ha detto: “Mi sono accorta che mio figlio aveva un problema quando venne bocciato a scuola. Lui era molto intelligente, un genio lo avevano definito, ma invece di studiare passava le notti sveglio a giocare ai videogiochi e dormiva di giorno”.

“Non mi ero accorta di nulla visto che andava regolarmente a scuola. La sua insegnante, infatti, non mi aveva informato tempestivamente. Quando si incontrano ragazzi fuori dal comune come Gioacchino è difficile stare al loro passo, forse aveva ritenuto più semplice omologarlo agli altri”, ha raccontato l’attrice siciliana. Che ha aggiunto: “Gioacchino fu bocciato due anni di seguito e come ogni madre che si trova in una situazione come la mia, ho usato tutte le armi a disposizione per riuscire a scuoterlo. Prima con la dolcezza, poi con le maniere forti“.

Ero nel panico più totale. Qualcuno mi suggerì di dargli un calcio nel sedere e buttarlo fuori di casa, per loro era solo uno sfaticato. Ma il cuore di mamma sapeva che non era così. Solo dopo numerose ricerche on line ho avuto l’intuizione di cercare quei sintomi in lingua inglese, pensando fosse qualcosa che venisse da lontano, e finalmente sono riuscita a dare un nome a quel problema, che inevitabilmente era diventato il mio”.

L’attrice siciliana ha vissuto, insieme al figlio, un periodo molto difficoltoso: “Non uscivo più di casa neanche io. È stato un periodo difficile anche lavorativamente parlando”. Ha contattato una clinica in Valle d’Aosta, che si occupa di questa problematica: “Finalmente parlando con uno dei loro medici ho avuto la certezza di non essere pazza, e dopo tanto tempo mi sono sentita capita. Per venirne fuori ho dovuto aiutare prima me stessa e solo dopo sono riuscita ad aiutare mio figlio“. Foto Facebook @luciasardoattrice.

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