Da ieri 5 dicembre è in onda su Prime Video la seconda stagione di “The Bad Guy”, la dark comedy diretta da Giuseppe G. Stasi e Giancarlo Fontana.
Nella serie Luigi Lo Cascio torna a incarnare il “cattivo ragazzo”, affiancato da un cast d’eccezione, tra cui Claudia Pandolfi, Giulia Maenza, Antonio Catania e Stefano Accorsi, new entry che promette scintille.
La dark comedy riporta gli spettatori nella Sicilia distopica in cui il magistrato Nino Scotellaro, creduto da tutti morto, si è infiltrato tra i mafiosi in cerca di vendetta.
Come ha raccontato l’attore palermitano in una recente intervista a “Il Messaggero” la seconda stagione “comincia di botto” senza spiegazioni superflue: “Si fida dello spettatore. Non ti porta la colazione a letto, non ti imbocca con la pappa. Non cede allo spiegone”.
Il suo Nino è un personaggio complesso, a metà tra l’eroe tragico e l’antieroe contemporaneo. Rispetto alla precedente la nuova stagione punta ad approfondire i sentimenti e la psicologia e sui sentimenti dei personaggi senza perdere il ritmo serrato.
La serie tratta la mafia in chiave pop senza mitizzarla né umanizzarla in modo eroico, ma trattandola in modo dissacrante: “La mafia qui non è mitizzata né smitizzata. Non è mostrata in chiave disumana, o peggio eroica. Trattiamo i mafiosi come esseri umani: goffi, buffi, capaci anche di scivoloni che si prestano al comico”.
Il boss Mariano Suro, fan di Alberto Angela, è un esempio perfetto di questa narrazione. Secondo Lo Cascio, ridicolizzare i mafiosi riduce la loro potenza simbolica, un approccio che richiama l’ironia di Peppino Impastato, il giornalista ucciso dalla mafia nel 1978: “Peppino Impastato invece della Divina Commedia, trasmetteva la Mafiosa Commedia, o chiamava Gaetano Badalamenti “Tano Seduto”. Dissacrare la mafia ne smorza la potenza simbolica”.
Per Lo Cascio, cresciuto nella Palermo degli anni Settanta, la mafia è stata una calamità vissuta in prima persona. Ricorda il dolore per la morte di Paolo Borsellino nel 1992: “Stavo preparando il saggio all’Accademia di Roma, ma non potevo diplomarmi. Dovevo tornare a Palermo, il dolore era insopportabile”.
Questo legame profondo con la sua terra traspare nel suo lavoro e lo ha reso capace di interpretare personaggi, che incarnano il conflitto e la resilienza di un’intera generazione.
Non mancano, però, i rimpianti. Tra questi, il mancato progetto cinematografico con lo zio Luigi Maria Burruano: “Stavo preparando un film in cui io e lo zio avremmo recitato insieme. Ma purtroppo se ne è andato prima. Era un gigante della recitazione. Sono molto dispiaciuto di quanto poco abbia raccolto in termini di gratificazioni, molto inferiori al suo valore”.
Oltre che attore, Lo Cascio è anche scrittore. Con il suo secondo libro, “Storielle per granchi e per scorpioni”, dimostra una vena creativa che va oltre il set. “Scrivo da sempre,” racconta, ricordando come Fabrizio Gifuni conservi ancora alcune delle sue prime poesie. Questo lato più intimo dell’artista arricchisce ulteriormente il suo profilo, rendendolo una figura unica nel panorama italiano.
Mentre il futuro di The Bad Guy è ancora incerto, a Luigi Lo Cascio rimane una sola certezza. Che sia sul set, nella scrittura o nei suoi racconti di vita, riesce a trasmettere autenticità e profondità. Una qualità rara che lo rende non solo il protagonista perfetto per questa serie, ma uno degli attori più amati del cinema italiano.