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Luigi Natoli e William Galt: le due facce di un amante e studioso della storia siciliana

Luigi Natoli era uno scrittore italiano. Nato a Palermo il 14 aprile del 1857, era conosciuto con lo pseudonimo letterario di William Galt, che usava per realizzare romanzi d’appendice.

Natoli era conosciuto soprattutto per i suoi feuilleton, ovvero romanzi di tipo commerciale che venivano pubblicati in puntate sui giornali. In italiano vengono definiti “romanzi d’appendice”, ma la loro prima comparsa la fecero in Francia, intorno alla metà del 1800. Molte furono le opere della letteratura d’Oltralpe che goderono di grossa fama proprio grazie al sistema delle ‘puntate’; primo fra tutti “I miserabili” di Victor Hugo, a cui fece seguito “I tre moschettieri” di Alexandre Dumas padre. Al sistema promozionale del feuilleton, partecipò anche un noto autore della letteratura mondiale come Honoré de Balzac; al di fuori dei confini francesi, si ricordano James Joyce, Carlo Collodi e Fëdor Michajlovič Dostoevskij.

Natoli ebbe origine in una famiglia rivoluzionaria, attivista e democratica; le idee risorgimentali della madre, in particolare, costarono all’interno nucleo famigliare la galera per mano del potere borbonico: fu infatti sua madre che con l’arrivo dei Mille, costrinse i famigliari ad indossare la camicia rossa come simbolo evidente del sostegno a Garibaldi. Lo scrittore aveva solo 3 anni e, insieme al resto della sua famiglia venne deportato presso la prigione palermitana della Vicaria.
A 17 anni, Natoli mise le sue idee a disposizione del giornalismo e successivamente della didattica: pubblicò così le sue prime opere e fu professore di storia per diversi licei d’Italia.

I suoi 25 romanzi d’appendice furono tutti ambientati nella sua Sicilia; il più conosciuto, “I Beati Paoli” venne pubblicato a puntate, nei primi anni del Novecento, sulla nota testata “Il Giornale di Sicilia”, ma anche su “Il giornalino della Domenica” e “Primavera”, ma venne ambientato tra la fine del Seicento e la metà del Settecento.
I suoi lavori erano soprattutto a sfondo storico-sociale, anche quelli commerciali che facevano riferimento al sistema promozionale del feuilleton, come ad esempio “Braccio di Ferro – Avventure di un carbonaro”. Diversi anche i saggi che erano volti a mettere in luce determinati aspetti della cultura, soprattutto letteraria, della Sicilia, come “La civiltà siciliana del secolo XVI” pubblicato nel 1835, e “Gli studi danteschi in Sicilia, saggio storico-bibliografico” del 1834.

Oltre ad essere uno scrittore dunque, Luigi Natoli era anche un profondo conoscitore della cultura siciliana, uno studioso. A lui si deve anche una ‘Storia di Sicilia’ pubblicata nel 1935: un’opera che abbraccia le origini della Trinacria dalla preistoria fino all’avvento del Fascismo. Dal suo lavoro più famoso fu ricavata, nel 1975, una trasposizione per la tivù intitolata “L’amaro caso della baronessa di Carini”.

Autore | Enrica Bartalotta

Staff Siciliafan