Il limone è classificato col nome di Citrus limon Burm. Rispetto all'arancio e ai mandarini il limone è meno estesamente coltivato a livello mondiale.
Nelle regioni subtropicali il limone risponde meglio là dove il clima è più tiepido, dato che è sensibile ai freddi in misura maggiore di altri agrumi. Per tali motivi si può affermare che l'area di coltivazione del limone è più limitata rispetto a quella dell'arancio e dei mandarini.
Nel bacino del Mediterraneo il limone ha trovato notevole interesse colturale e commerciale: Italia, Spagna, Grecia e Turchia . La Sicilia rappresenta il centro limonicolo più importante del Mediterraneo, con una produzione di circa il 50% del totale.
Le cultivar di limone si differenziano per molti caratteri, ma non esiste tra di esse un'eterogeneità marcata come nel caso di altri agrumi, quali mandarini, aranci e pomeli.
In Passato quando l'industria dell'estrazione dell'acido citrico era fiorente, molta importanza si dava alla percentuale di acido presente nel succo e per questo motivo le cultivar siciliane erano considerate tra le migliori. Oggi, con la produzione sintetica dell'acido citrico, si dà molto meno risalto al suo contenuto nel frutto e si pongono maggiormente in evidenza altri attributi commerciali, quali succosità, assenza di semi, spessore e rugosità della buccia, uniformità del prodotto.
Le cultivar italiane propagate a livello commerciale non sono molte. Di esse ve ne è una, la "Femminello", che si stima rappresenti ben il 70-75%, e forse più, della produzione nazionale.
La seconda cultivar, per importanza produttiva, è la “Monachello”. Essa partecipa in ragione di circa il 10-12% alla composizione varietale nazionale.
Foto di Attilio Umberto Caristia