Yogurt oppure formaggi stagionati quali gorgonzola e provolone. E ancora vino rosso, birra o cibi dal sapore più esotico, come i noodles e il tempeh, alimento ricavato dai semi di soia gialla, molto popolare in Indonesia e in altre nazioni del sud-est asiatico. Con una dieta ricca di cibi fermentati si può favorire il benessere del microbiota, l'insieme di micro-organismi che compongono la flora batterica intestinale, il cui stato di salute è fondamentale per il funzionamento dell'intestino ma anche per mantenere alte le difese immunitarie.
A suggerirlo, anche in considerazione delle abbuffate natalizie e di fine anno, alcune evidenze emerse al corso ECM FAD (formazione a distanza) dal titolo "Nutrizione e microbiota: c'è fermento", realizzato per il personale medico-sanitario da sanità in-formazione e già online sulla piattaforma "Consulcesi Club".
I cibi fermentati, da sempre alla base delle diete dichiarate patrimonio dell'umanità dall'Unesco come quella mediterranea, messicana e giapponese washoku, comportano una serie di benefici spesso poco conosciuti: favoriscono la digestione, prevengono le malattie infiammatorie, hanno un alto valore nutrizionale e depurano l'organismo.