Si chiama Maurizio Torrente, siciliano emigrato in California. Ha affrontato un lungo viaggio per tornare a Marettimo in occasione della festa di San Giuseppe. L’evento è molto sentito nell’isola e nonostante Maurizio sia in California da sette anni, il suo cuore è sempre rivolto verso la Sicilia. “San Giuseppe vale più dell’estate e la tradizione legata al Santo l’ho sempre vissuta in famiglia con mio papà e da lui mi è stata tramandata”. A Monterey è agente immobiliare e manager in un ristorante di lusso.
La storia di Maurizio Torrente
“Sono un emigrato per amore nel 2015 conobbi Daniella, mia moglie, era figlia di emigrati in California e si trovava a Marettimo per vacanza. Un giro insieme in moto per le montagne dell’isola e fu colpo di fulmine…”. Così è volato dall’altra parte del mondo la prima volta per tre mesi: “il nostro era un rapporto tramite le videochiamate, non parlavo l’inglese e mi aiutavo col traduttore”. Sino a 18 anni Maurizio Torrente ha vissuto inverno ed estate a Marettimo. “Andavo a caccia e facevo il cameriere stagionale, vivere sull’isola d’inverno è dura ma qui ho avuto tramandata la tradizione di San Giuseppe“.
“San Giuseppe a Marettimo è protezione”
“Ho affrontato un lunghissimo viaggio durato quasi 24 ore. Due ore in auto da Monterey a San Francisco, poi in aereo sino a Parigi e a Palermo, per poi raggiungere in pullman Trapani e in aliscafo l’isola”. Ma San Giuseppe, come racconta chi vive sull’isola, è momento di comunità. Si preparano i pani votivi, i giochi popolari, la cena per i santi in piazza e poi la processione dove sfilano San Giuseppe e San Francesco di Paola, quest’ultimo protettore dei marinai, mentre le case sono aperte con pranzi ricchi di dolci. “Io non sono religioso, ma San Giuseppe qui a Marettimo è protezione, è augurio per l’anno che verrà”. Si commuove quando la processione passa davanti la piccola casa che ha ristrutturato. Tornerà in California fra qualche giorno: “Venire d’estate? Non ci penso. Ci vediamo il prossimo marzo, sempre per onorare San Giuseppe, il ‘Patriarca'”.