Le isole minori della Sicilia sembrano essere uscite da un libro di fiabe. Piccole, in mezzo al mare, con una vegetazione lussureggiante e infinite storie da raccontare. I diversi arcipelaghi propongono viste mozzafiato, calette speciali e alte vette. Un mix di natura incontaminata e fascino antico cui è impossibile resistere. Oggi facciamo tappa a Marettimo, la più selvaggia delle Isole Egadi. È completamente diversa dalle sue “sorelle“. Montagnosa e con molto verde, vanta diverse sorgenti sotterranee. Quando la si raggiunge, si scorge una grande montagna, con le casette sulla costa. Man mano che ci si avvicina, si scorge punta Troia, con il suo castello normanno. Dista circa 20 miglia da Trapani ed è la più occidentale dell’arcipelago. Ha una superficie di 12,3 kmq e la sua vetta più alta è il Monte Falcone. Il suo nome di origine greca, Hierà Nésos, vuol dire “isola sacra”. Il nome con cui la conosciamo oggi, invece, deriva dal latino Maritima, probabilmente per l’abbondante presenza sull’isola del timo selvatico. Esploriamola un po’.
L’isola di Marettimo venne abitata per la prima volta probabilmente intorno al 5.000 a.C. Una circostanza testimoniata da diversi reperti. Risalenti all’800 a.C. sono invece molti resti scoperti nella spelonca carsica situata sopra la grotta marina della pipa. Probabilmente l’isola era un luogo d’appoggio per chi attraversava il Mediterraneo e cercava riparo e provviste. L’ingresso “ufficiale” nei libri di storia risale al marzo del 241 a.C., con la battaglia che pose fine alla prima guerra punica. I romani la resero un presidio militare, per controllare la rotta tra la Tunisia e Roma. Di quel periodo rimangono le “Case Romane”: un complesso monumentale nella parte alta dell’isola, vicino chiesa chiesa d’epoca normanna, voluta dai monaci Basiliani proprio in questo luogo per poter utilizzare i resti dell’edificio romano come monastero. Ma la storia non finisce qui: ecco come prosegue.
Dopo i Romani, fu la volta dei Vandali, poi dei Bizantini e dei Saraceni. Proprio a questi ultimi sarebbe attribuibile la costruzione della torre di avvistamento su Punta Troia. Arrivarono poi gli Arabi, che rimasero sull’isola per oltre un secolo: lasciarono molti vocaboli relativi alla pesca e alla casa che sono adottati tutt’oggi. A cacciarli fu il conte Ruggero D’Altavilla, che nel 1078 portò la cristianità. Nei secoli successivi si alternarono Svevi, Angioini e Spagnoli. Con gli Spagnoli arrivò un periodo di grande isolamento, sotto la costante minaccia dei pirati. Lasciarono l’isola nel 1637, cedendola al marchese di Genova Pallavicino. Alla fine del XVIII secolo ci fu la dominazione dei Borboni. Solo tra la metà e la fine dell’Ottocento, in un clima di pace, gli abitanti di Marettimo abbandonarono le grotte per costruire le loro case in tufo. La famiglia Florio diede una fondamentale spinta economica e culturale alle Egadi. Ora che conosciamo la storia, scopriamo le spiagge.
Dimenticatevi le spiagge attrezzate, i lidi e gli ombrelloni. L’isola è un trionfo di piccole calette immerse nella natura, silenziose, bagnate da acque cristalline e ricche di pesci. Alcune sono raggiungibili a piedi, in pochi minuti. Per altre dovrete camminare un po’ di più. La fatica, comunque, verrà ripagata. Le spiagge di Marettimo più famose sono Cala Bianca, Scalo vecchio e Scalo Nuovo, Punta Libeccio e Cala Nera, Cala Manione e Scalo Maestro, Spiaggia del Cretazzo, Zona Muletti, Praia Nacchi e Spiaggia del Rotolo. Foto: Andrea Critti – Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0).