Il termine
marocchinate viene usato per indicare lo
stupro di massa attuato dai goumier francesi, inquadrati nel corpo di spedizione francese in Italia durante la campagna d'Italia della seconda guerra mondiale.
"I primi “goumier” a toccare il suolo italiano furono gli oltre 800 marocchini al comando di ufficiali francesi che, nel luglio 1943, sbarcarono nella Sicilia meridionale, vicino Licata, nel settore assegnato agli statunitensi.
Appartenevano alla “Joss Force” cui era stato affidato “il compito di impadronirsi del porto di quella cittadina rivierasca, per poi difendere il fianco sinistro della 7° armata di Patton da eventuali contrattacchi” .
Alcune testimonianze riferiscono dei primi sequestri di ragazze italiane. I soldati marocchini “le consideravano bottino di guerra e le portavano via sghignazzando e trattandole con un linguaggio da trivio, come se fossero delle prostitute”. La notizia si era diffusa e, appellatili come “turchi”, la popolazione incominciò ad industriarsi imbruttendo le ragazze e avvolgendole in coperte.
Durante il loro passaggio nei territori siciliani si verificarono alcuni episodi di violenza carnale. Essi furono, tuttavia, abbastanza circoscritti, sia per la forza limitata dei “goumier” che per la pronta reazione dei siciliani i quali presero le loro precauzioni nascondendo le donne nei pozzi, nei pagliai e in altri rifugi. Non mancarono neanche atti di vendetta: molti soldati marocchini vennero trovati uccisi con colpi di fucili o a roncolate. Alcuni vennero evirati, “sbudellati” e “dati in pasto ai maiali”
In particolare, a Capizzi, dove erano stati registrati stupri di varie donne, gli abitanti uccisero una quindicina di marocchini e, dopo il fatto, i comandi militari si guardarono bene dall’intervenire."