C’è anche una poesia del poeta siciliano Salvatore Quasimodo – nato a Modica (Ragusa) nel 1901 e scomparso a Napoli nel 1968 – tra le tracce degli esami di maturità.
La poesia, contenuta nella penultima raccolta del grande poeta, pubblicata nel 1958, è ispirata al lancio in orbita del primo satellite artificiale Sputnik I dell’anno precedente, che aprì la corsa allo spazio.
Quasimodo parla di un uomo “creatore”, e di una “intelligenza laica” che “mise altri luminari uguali a quelli che giravano dalla creazione del mondo”, ossia i satelliti, sottolineando ancora, come viene chiesto agli studenti, il coraggio dell’uomo che miliardi di anni dopo Dio crea altri astri artificiali.
In principio Dio creò il cielo e la terra, poi nel suo giorno esatto mise i luminari in cielo e al settimo giorno si riposò.
Dopo miliardi di anni l’uomo, fatto a sua immagine e somiglianza, senza mai riposare, con la sua intelligenza laica, senza timore, nel cielo sereno d’una notte d’ottobre, mise altri luminari uguali a quelli che giravano dalla creazione del mondo.
Amen.