Mauro De Mauro, chi era il giornalista sequestrato il 16 settembre del 1970. Biografia: dove è nato, il rapimento, il mistero della sparizione nel nulla. Le indagini e le piste seguite fino a oggi, le inchieste più famose.
Mauro De Mauro
Nato a Foggia il 6 settembre del 1921, Mauro De Mauro era figlio di un chimico e di un’insegnante di matematica. Si arruolò volontario allo scoppio della seconda guerra mondiale e aderì alla Repubblica Sociale Italiana nel 1943. Tra il 1943 e il 1944 fu vice questore di Pubblica Sicurezza.
Era il fratello maggiore di Tullio De Mauro. In gioventù Mauro aveva aderito con convinzione al fascismo. Dopo l’8 settembre 1943 si era arruolato nella X MAS (il corpo militare repubblichino comandato da Junio Valerio Borghese). Aveva lavorato a La Cambusa, il giornale dell’Ufficio Stampa e Propaganda della formazione militare.
Assolto nel 1948 dalle accuse di collaborazionismo, si trasferì con la famiglia a Palermo dopo la seconda guerra mondiale. Lavorò per diversi quotidiani siciliani come Il Tempo di Sicilia e Il Mattino di Sicilia prima di arrivare a L’Ora.
L’attività da giornalista
Seguì nel 1962 la morte del presidente dell’Eni Enrico Mattei. Stava per occuparsene nuovamente nel 1970. In quell’anno, il regista Francesco Rosi gli diede l’incarico di stendere una bozza di sceneggiatura sull’ultimo viaggio in Sicilia del defunto fondatore dell’ente petrolifero di Stato. Sarebbe servita per il film Il caso Mattei, che sarebbe uscito nel 1972.
De Mauro si occupò in diverse occasioni di mafia. Tra i pezzi che si ricordano, quello del 1962 in cui pubblicò, su “L’Ora”, un verbale di polizia del 1937. Nel documento, il medico siciliano Melchiorre Allegra elencava tutta la struttura del vertice mafioso, gli aderenti, le regole, l’affiliazione, l’organigramma della società malavitosa.
Tommaso Buscetta, davanti ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quindici anni dopo la morte del giornalista, disse: “… De Mauro era un cadavere che camminava“.
E, ancora: “Cosa nostra era stata costretta a ”perdonare” il giornalista perché la sua morte avrebbe destato troppi sospetti, ma alla prima occasione utile avrebbe pagato anche per quello scoop. La sentenza di morte era solo stata temporaneamente sospesa“.
Rapimento e scomparsa
Il rapimento di Mauro De Mauro avvenne nella sera del 16 settembre del 1970. Stava facendo ritorno nella sua abitazione di Palermo. La figlia Franca fu l’ultima a vederlo, mentre stava parcheggiando in via delle Magnolie. La figlia entrò nell’androne a chiamare l’ascensore.
Dato che il padre non arrivava, uscì fuori dal portone. Lo vide circondato da due o tre persone, mentre risaliva in auto, voltandosi senza salutarla. La vettura, la sera dopo, venne ritrovata in via Pietro D’Asaro. Sebbene ci furono ispezioni e ricerche, non venne rinvenuto nulla di utile. De Mauro sparì nel nulla.
Sia i carabinieri di Palermo che la polizia svolsero le indagini. I carabinieri seguirono la pista del sequestro da parte di Cosa nostra, indispettita dagli articoli giornalistici. La polizia si concentrò sulla “pista Mattei”. Per l’Arma i principali investigatori furono Giuseppe Russo e Carlo Alberto Dalla Chiesa. Per la Polizia, Boris Giuliano. Tutti e tre caddero, anni dopo, vittime della mafia.
Indagini e arresti
La questura di Palermo fermò nel 1970 il commercialista Antonino Buttafuoco. Vennero anche raccolti indizi su altri personaggi. Buttafuoco, che aveva contattato la famiglia prima ancora che la notizia del sequestro del giornalista diventasse di pubblico dominio, sembrava interessato al recupero di documenti di De Mauro. Venne scarcerato per mancanza di indizi.
Tra le varie piste, oltre a quella Mattei, la “pista droga” (De Mauro avrebbe infastidito la mafia con le sue inchieste sul traffico di droga, una pista a sua volta abbandonata). Si ricorda anche la “pista Borghese”, (De Mauro sarebbe stato sequestrato e ucciso perché venuto a conoscenza dei preparativi del cosiddetto “golpe dell’Immacolata” dell’8 dicembre 1970).
La “pista Mattei”
Diversi anni dopo, i giudici di Palermo, in una sentenza emessa nel 2011, identificarono nella “pista Mattei” la più attendibile causa del sequestro e dell’uccisione del giornalista.
De Mauro sarebbe stato eliminato perché non divulgasse “quanto aveva scoperto sulla natura dolosa delle cause dell’incidente aereo di Bascapé, violando un segreto fino ad allora rimasto impenetrabile”. Il rischio era di mettere “a repentaglio l’impunità degli influenti personaggi che avevano ordito il complotto ai danni” di Mattei , producendo “effetti devastanti per i precari equilibri politici generali in un Paese attanagliato da fermenti eversivi”.
“La natura e il livello degli interessi in gioco” accreditavano “l’ipotesi che gli occulti mandanti del delitto” dovessero “ricercarsi in quegli ambienti politico-affaristico-mafiosi“, che più di altri sarebbero stati danneggiati dagli scoop di Mauro De Mauro.
Nel 1984 Tommaso Buscetta negò al giudice Giovanni Falcone qualsiasi coinvolgimento di Cosa nostra. Nel 1992, invece, Gaspare Mutolo rivelò che a prelevare il giornalista erano stati tre mafiosi agli ordini del boss palermitano Stefano Bontate. Intendevano punirlo per aver scritto “articoli pesantemente critici contro singoli appartenenti alla mafia”.
Buscetta cambiò versione nel 1994. Confermò il coinvolgimento della mafia e precisò che De Mauro fu rapito e ucciso perché, “indagando sulla morte di Mattei Enrico, stava giungendo vicino alla verità, approfittando anche di canali interni a Cosa nostra”. Il delitto avrebbe preventivamente ottenuto il beneplacito del cosiddetto “triumvirato”, cioè dell’allora “vertice” di Cosa Nostra siciliana.
Le inchieste di Mauro De Mauro
A lungo investigatori, giornalisti e storici si sono chiesti quali potessero essere state le scoperte più “scomode” di Mauro De Mauro. L’attenzione venne posta sui retroscena del delitto Mattei che dovevano rimanere segreti. Il cronista aveva acquisito numerose notizie, dopo un lungo lavoro di ricerca, e si accingeva a raccontarle sulle colonne del quotidiano del pomeriggio.
Non sono mancate, nel corso degli anni, altre piste e ipotesi di ogni natura. Il corpo di Mauro De Mauro non è mai stato ritrovato. Leonardo Sciascia, in merito, ha scritto: “De Mauro ha detto la cosa giusta all’uomo sbagliato, e la cosa sbagliata all’uomo giusto”.