«Solo a Taormina, forse, è possibile vivere la vita pura; se non altro momenti: quando l’aurora si desta sulla spiaggia di Mazzarò, o quando la luna chiarisce le pietre del teatro greco-romano». Con queste parole il giornalista Igor Man ha decantato, in tempi recenti le bellezze della frazione più amata di Taormina. In realtà il suo fascino è ben noto da tempo immemore. Incastonata fra due speroni di roccia, ricoperti da una ricca vegetazione mediterranea, la baia di Mazzarò regala un incantevole panorama sulla splendida Isola Bella. Basta prendere la funivia, poi, per salire e godersi le bellezze della Perla dello Ionio. Fermiamoci in questo angolo di Sicilia da scoprire, per esplorarlo e comprendere cosa lo rende unico.
Lungo la litoranea strada statale 114, che unisce Messina e Catania, si scorge un paesaggio sul mare di grande fascino. Siamo ad appena 1,48 chilometri dal centro di Taormina, al confine con la celebre Isola Bella, riserva che richiama ogni anno tantissimi siciliani e innumerevoli turisti. Mazzarò richiama nel nome un retaggio arabo. Quel toponimo, “mozàr“, compare infinite volte in Sicilia, spiega Vincenzo Consolo. Si tratta di un antichissimo borgo di pescatori, un promontorio naturalistico di fondamentale importanza per la baia di Taormina e la costa jonica. Il territorio è caratterizzato da macchia mediterranea, con piante verdi e fiori come agavi, hibiscus e oleandri. Un luogo talmente bello, che anche Paul Klee lo immortalò nell’omonima opera “Mazzarò”, dipinta nelle ripetute visite in Italia nel 1924 e nel 1931: «Sono in preda ad un sentimento fortissimo per le impressioni destate dalla Sicilia», ha detto il pittore.
A partire dal secondo dopoguerra Mazzarò è diventata una rinomata stazione balneare. La teleferica sale fino a Taormina in meno di tre minuti e, partendo da qui, si posso visitare in barca le grotte di Capo Sant’Andrea o lo scoglio dello Zio Gennaro. In passato questi luoghi sono stati scelti come location per alcuni film come “Tipi da spiaggia” (1959) con Ugo Tognazzi e Johnny Dorelli. Nel 1883 Giovanni Verga, all’interno della raccolta Novelle rusticane, volle chiamare “Mazzarò” il protagonista de La roba: un contadino siciliano sopraffatto alla logica economica, appropriatosi via via di tutti i beni del padrone. Foto: Erin Johnson – (CC BY-NC 2.0).