Il mar Mediterraneo non smette di restituire testimonianze del passato. Una spedizione archeologica coordinata dall’Unesco ha individuato ben 6 relitti mai apparsi prima sui radar tra la Sicilia e la Tunisia. Scopriamo insieme cosa è stato rinvenuto e perché si tratta di un avvenimento molto significativo.
La spedizione archeologica ha coinvolto otto Paesi del Mediterraneo: le prime ipotesi sui relitti rinvenuti sembrano indicare almeno quattro navigli di epoca romana, affondati nell’area nota come “banco di Skekri“, una formazione rocciosa sottomarina nelle acque internazionali del canale di Sicilia. Durante la seconda guerra mondiale queste acque erano note come “rotta della morte“.
L’indagine, coordinata dall’Unesco, ha seguito le orme degli archeologi marini Robert Ballard e Anna McCann. Tra il 1998 e il 2000 proprio loro avevano individuato altri otto relitti, arenati sulla piattaforma continentale italiana. A oltre 20 anni di distanza, grazie all’uso di sistemi moderni come i droni sottomarini a controllo remoto, il team di ricerca – di cui fanno parte scienziati provenienti da Italia, Algeria, Croazia, Egitto, Francia, Marocco, Spagna e Tunisia – ha portato avanti il loro lavoro.
Per questa scoperta è risultato fondamentale anche il sonar multibeam: si tratta di uno strumento più datato, ma aggiornato ai giorni nostri. Questo apparecchio può scandagliare le profondità dei mari attraverso delle onde sonore e restituisce ai ricercatori delle mappe fotogrammetriche, in grado di mostrare forma e posizione di oggetti e strutture altrimenti invisibili.
Il team di 28 esperti, a bordo della nave di ricerca francese Alfred Merlin, ha individuato il relitto di un’imbarcazione motorizzata di circa 74 metri e di un’altra imbarcazione di legno, di circa 15 metri: entrambi i navigli sembrano risalire al Diciannovesimo o al Ventesimo secolo. Un po’ più in profondità, hanno trovato anche un’altra nave da 15 metri, risalente a un periodo compreso tra il 100 e il 200 a.C.
Al largo delle coste italiane, inoltre, la spedizione ha individuato altre tre relitti romani: visto il loro carico di anfore e ceramiche, risalenti al primo secolo a.C., potrebbero essere state navi mercantili. La missione e i ritrovamenti fatti sotto l’egida dell’Unesco sono molto importanti, poiché forniscono ulteriori prove del patrimonio culturale ancora conservato nel fondo del Mediterraneo, che merita grande tutela.
Foto in evidenza: Angel Fitor/ Unesco