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Messina, i racconti shock degli immigrati: “60 accoltellati e buttati in mare”

Una sessantina di persone sarebbero state accoltellate e gettate in mare. Lo raccontano i migranti che erano sul barcone soccorso il 19 luglio da una petroliera danese tra la Libia e Malta ai poliziotti che li hanno interrogati. A bordo ci sarebbero state 700-750 persone. ventinove profughi sono morti nella stiva, una donna e’ morta durante le operazioni di trasferimento in ospedale e un bambino di due anni e’ giunto morto a Messina dove la petroliera con 566 persone era stata dirottata. Sulle cifre drammatiche non vi sono dati ufficiali ma gli investigatori stanno cercando di avere il quadro piu’ chiaro possibile mettendo a confronto le diverse testimonianze Secondo i profughi alcuni dei 5 fermati oggi a Messina con l’accusa di omicidio plurimo avrebbero ucciso e gettato in mare diverse persone e non avrebbero permesso a uomini e donne che erano nella stiva di uscire sul ponte. Il caos sarebbe sorto poco prima della trasbordo dei migranti dal peschereccio alla petroliera. I migranti raccontano che i dissidi iniziali sarebbero nati tra Arabi e Africani perche’ quest’ultimi che viaggiavano nella stiva volevano uscire fuori. Inoltre sul ponte si sarebbero contrapposte due fazioni tra le persone che volevano tornare indietro viste le precarie condizioni del barcone e quelle che invece volevano proseguire il viaggio. Infine decine di persone sarebbero annegate durante le operazioni di trasbordo tra barca e petroliera; tra queste il piccolo di due anni arrivato morto a Messina.

Staff Siciliafan