Michele Navarra, chi era il medico di Corleone. Biografia: dove è nato, quando è morto, cosa ha fatto nel corso della sua vita. Dal soprannome di ‘U patri nostru, al ruolo nella Famiglia mafiosa di Corleone. Indagini e processi. La storia.
Michele Navarra nasce a Corleone, il 5 gennaio del 1905. Il padre, Giuseppe, è geometra e piccolo possidente terriero, nonché membro del Circolo dei Nobili e insegnante nella locale scuola agraria. È il primogenito di 8 figli.
Frequenta le scuole ordinarie, quindi si iscrive all’Università a Palermo, prima alla facoltà di Ingegneria, poi in quella di Medicina e Chirurgia, dove si laurea nel 1929. Ottiene in questo stesso anno l’abilitazione per l’esercizio della professione. Passa nel 1930 alla Scuola militare di Sanità del Distretto di Palermo, dove consegue il grado di sottotenente medico di complemento.
Congedato dal servizio militare, prestato a Trieste, fa ritorno all’inizio degli anni Trenta a Corleone, dove diviene medico condotto. Nel 1932 assume il ruolo di caporeparto di medicina interna all’Ospedale dei Bianchi della cittadina. Michele Navarra si sposa nel 1936 con Tommasa Cascio, sua compaesana.
Negli anni Quaranta si avvicina al Movimento per l’Indipendenza della Sicilia e intreccia rapporti con Calogero Vizzini, Giuseppe Genco Russo e Vanni Sacco. Nel 1945 il cugino Angelo, membro della famiglia di Corleone di ritorno dagli Stati Uniti, depone l’allora boss Calogero Lo Bue e nomina nuovo capo della cosca lo stesso Navarra.
Negli anni tra il 1945 e il 1948 gli omicidi compiuti a Corleone sono 46, cui si aggiungono 49 tra rapine ed estorsioni, 352 furti e 118 danneggiamenti. Nel periodo del dopoguerra Navarra ha diversi incarichi, tra cui medico fiduciario dell’INAM e delle Ferrovie dello Stato, presidente della sezione coltivatori diretti e fiduciario del consorzio agrario.
Nel 1946, dopo l’omicidio del direttore del nosocomio corleonese, Carmelo Nicolosi, per mano ignota, riveste anche quella carica, prima come reggente e poi, dal 1948, come titolare. Costituisce in questo stesso periodo una società di autolinee insieme al fratello minore Giuseppe.
Questi anni sono segnati da due delitti in particolare: Placido Rizzotto e Giuseppe Letizia. Placido Rizzotto, segretario della Camera del Lavoro di Corleone, viene sequestrato il 10 marzo del 1948, quindi seviziato e ucciso. Fin dal 1945, è promotore di un movimento contadino contro i latifondisti. Secondo alcune testimonianze, sarebbe stato Navarra a commissionarne la morte.
La notte del delitto Rizzotto, peraltro, il piccolo pastore Giuseppe Letizia, 12 anni, si trova nei pressi del luogo in cui vengono ritrovati i resti del sindacalista. Il giorno seguente, in preda al delirio, il padre lo porta all’Ospedale dei Bianchi, diretto da Navarra, dove racconta di un uomo ucciso nella notte. Curato con una iniezione, muore ufficialmente per tossicosi, sebbene si ritenga che gli sia stato somministrato del veleno.
Le indagini condotte all’epoca sul delitto Rizzotto, portano all’arresto di Michele Navarra, accusato di esserne il mandante. Viene prima condotto in carcere a Palermo, poi sottoposto al regime di confino di polizia a Gioiosa Jonica: lo sconta per pochi mesi, sebbene sia previsto per cinque anni.
Nel frattempo emerge nella cosca di Corleone la figura di Luciano Liggio, che costituisce un proprio gruppo autonomo all’interno del clan. La banda di Liggio costituisce il “braccio armato” e include, tra gli altri, Totò Riina, Calogero Bagarella e Bernardo Provenzano.
I primi attriti tra Navarra e Liggio arrivano con il sostegno da parte di Liggio alla costruzione di una diga sul fiume Belice. Navarra si oppone perché la diga avrebbe portato acqua oltre i monti e comportato la perdita del controllo dei pozzi.
In seguito alle elezioni politiche del 1958, i risultati consentono a Navarra di fare valere la propria posizione. Ci sono anche altri contrasti tra Liggio e Navarra. Nel 1958 ha luogo un agguato contro Luciano Liggio, a Piano dello Scala (località in cui si ritiene si trovi la base operativa della sua banda). Nonostante l’imboscata e gli spari, Liggio viene solo lievemente ferito, risponde al fuoco e mette in fuga gli aggressori.
La reazione di Liggio non tarda ad arrivare e prende forma due mesi più tardi. Nel pomeriggio del 2 agosto del 1958 Michele Navarra sta rientrando a Corleone da Lercara Friddi (per il cui comprensorio ha la nomina di medico INAIL). Lungo la strada statale 118, in località Sant’Isidoro, la Fiat 1100 a bordo della quale si trova viene crivellata di proiettili, quindi fatta finire giù da una scarpata.
Insieme a lui, in auto, c’è un giovane medico, completamente estraneo a qualsiasi fatto. Navarra muore in quel giorno: si rinvengono 124 bossoli a terra e 94 nel suo corpo. I colpi sono partiti da tre pistole automatiche, un mitragliatore Thompson e un mitra calibro 6.35.
I funerali avvengono due giorni dopo, nella chiesa madre di Corleone. L’omicidio apre la strada a una lunga e sanguinosa faida, tra la fazione legata a Navarra e quella legata a Liggio. La faida termina quanto, nel 1963, le forze dell’ordine operano numerosi arresti.
Per l’omicidio di Navarra e del medico che era in auto con lui, scatta una denuncia per Liggio, il fratello e lo zio. La Corte d’assise assolve i tre per insufficienza di prove. Diversi anni più tardi una sentenza del 1970 condanna Luciano Liggio, all’epoca latitante, alla pena dell’ergastolo per gli omicidi.