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“Mike”, Claudio Gioè svela i segreti della serie tv: “Tre ore al trucco per interpretarlo”

La lunga attesa è finita, è il giorno in cui esce “Mike“, la miniserie con Claudio Gioè che celebra Mike Bongiorno, re dei quiz e padre della tv italiana. A 100 anni dalla nascita, le due puntate in onda il 21 e 22 ottobre raccontano aspetti poco noti della sua vita.

Intervistato da Tv, Sorrisi e Canzoni, l’attore palermitano ha spiegato come è riuscito a entrare nel personaggio: “Ho cercato di entrare a fondo nella vita straordinaria di un uomo che ha donato sé stesso e il suo talento alla professione di comunicatore nelle sue tante sfaccettature”.

Un ruolo importante e vissuto con grande partecipazione: “Entrare nei suoi panni mi ha aiutato ad aprirmi di più all’ascolto, anche con le persone che non conosco”, ha aggiunto Gioè, che ha rivelato qualcosa in più: “La fiction è ambientata nel 1971, nel pieno del successo del “Rischiatutto”, quando Mike è all’apice della carriera. Da qui si va a ritroso con dei flashback che prendono il via dall’infanzia a New York”.

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Interpretare Mike Bongiorno ha richiesto tre ore di trucco: “Avevo una parrucca molto bella che aveva bisogno di cura per essere messa ad arte. Però prima mi dovevano attaccare una calottina per avere la fronte alta come quella di Mike. Sopra mettevano la parrucca e poi delle basette Anni 70″.

Nessun dettaglio è stato lasciato al caso: “I suoi occhiali sono iconici e non potevamo essere superficiali. Così il regista Giuseppe Bonito e Daniela Zuccoli (moglie di Mike) hanno contattato l’ottico di Bongiorno a Vercelli che ci ha spedito il modello di occhiali che portava lui, persino con le stesse gradazioni, ma essendo lui molto miope io ero praticamente cieco quando li indossavo! I vestiti non erano i suoi, ma sono stati fatti su misura e curati nei minimi dettagli. Lui era magrissimo nel 1971 e io non ho avuto il tempo per dimagrire così tanto. Così abbiamo trovato un compromesso“.

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E, ancora: “Abbiamo girato alla Rai di Torino dove c’è un museo con tutte le apparecchiature tecniche dell’epoca: le prime telecamere, il gobbo in legno. Sono stati utilizzati molti di questi pezzi, mentre lo studio di ”Rischiatutto” è stato ricostruito alla lettera, facendo un lavoro pazzesco”.

Nel corso dell’intervista, non poteva mancare un riferimento alla Sicilia. Quando, infatti, a Claudio Gioè è stato chiesto cosa gli dà davvero il “buongiorno“, ha risposto: “Quando ho davanti una bella granita messinese al caffè con panna e brioche!”. Una risposta perfetta per chiudere in dolcezza e in bellezza l’intervista.

Redazione