La tradizione siciliana è ricca di filastrocche interessanti. Alcune di queste filastrocche fanno parte dei ricordi d’infanzia di tanti siciliani che, ancora oggi, amano recitarle e condividerle. Quella di cui vi parliamo oggi, si intitola “Minica” ed è conosciuta in diverse parti dell’isola, con qualche variante legata ai diversi dialetti. Risulterà sicuramente familiare per molti di voi, mentre per altri sarà del tutto nuova: per tutti, comunque, sarà interessante e divertente da leggere. Come capita spesso per le filastrocche, non ha un significato in particolare. Si tratta di una successione di versi in rima, da utilizzare come cantilena.
I bimbi la usavano per il girotondo o semplicemente per divertirsi insieme. Per quanto riguarda le diverse versioni, ne esiste una il cui verso iniziale recita “Oi è duminica“, accanto a quella che riportiamo, che comincia con “Dumani“. Alcune versioni sono più lunghe, con versi aggiuntivi: insomma, si può dire che le combinazioni sono praticamente infinite! Le filastrocche sono un tradizionale passatempo, ormai caduto nel dimenticatoio. Si utilizzavano per intrattenere i bimbi, per giocare insieme, semplicemente per canticchiare. Leggerle, ancora oggi, equivale a un bellissimo tuffo nel passato della nostra tradizione. Ci ricorda i nostri nonni e le persone care. Non dimenticate di tramandare le filastrocche siciliane che conoscete: sono un bellissimo patrimonio della Sicilia!
Dumani è duminica
ci tagghiamu a testa a Minica
Minica non c’è
ci tagghiamu a testa o Re
u Re è malatu
ci tagghiamu a testa o surdatu
u surdatu è a fari a guerra
ci ‘ntappamu u culu ‘n terra.
Oggi è Domenica,
tagliamo la testa a Menica; (diminuitivo del nome di persona Domenica)
Menica non c’è,
tagliamo la testa al re;
il re è malato,
la tagliamo al soldato;
il soldato fa la guerra,
cadiamo sbattendo il sedere a terra.