Minne di Sant’Agata, il dolce più famoso di Catania. Delle piccole “cassatine” di ricotta, ricoperte da una glassa candida e completate da una bella ciliegina candita. Quando si parla di dolci tipici catanesi, non si può non citare quello dedicato ad Agata, patrona della città, che si celebra il 5 febbraio. La storia e la ricetta del dolce catanese.
Quando le si vede, si pensa subito a una cassatina, ma la storia è tutta diversa. La forma delle Minne di Sant’Agata (Cassatelle di Sant’Agata o Cassatine di Sant’Agata) ricorda quella di un seno di donna (in memoria del martirio della Santa). I festeggiamenti in suo onore ricadono si svolgono tradizionalmente dal 3 al 5 febbraio e poi ancora il 12 febbraio e il 17 agosto.
Sono dolci di forma semisferica, fatti con pan di spagna imbevuto di liquore e farciti con ricotta, gocce di cioccolato e canditi. All’esterno sono ricoperti di glassa bianca e rifiniti con una ciliegia candita in cima. La ricotta è fatta rigorosamente con il latte di pecora. Esiste anche una versione con un guscio di pasta frolla (ma qui è una questione di preferenze e ricette tramandate da una generazione all’altra.
Si narra che Agata fosse una bellissima giovane. Apparteneva ad una ricca e nobile famiglia di religione cristiana della città etnea. Il proconsole della città, Quinziano, dopo averla vista se ne invaghì e la chiese in sposa. Nonostante avesse appena 15 anni, Agata aveva già deciso di consacrarsi a Dio, chiedendo i voti al Vescovo.
Rifiutò, quindi, la proposta di Quinziano. Questi, lungi da arrendersi, passò alle maniere forti: la fece incarcerare e torturare. Agata, però, non cambiò idea, anzi, rimase sempre più convinta della sua scelta. Le furono strappati i seni, che le ricrebbero dopo che ebbe una visione. Proprio per questo motivo, le Minne di Sant’Agata ne ricordano la forma.
Quinziano, allora, decise di metterla al rogo, ma fu allora che avvenne un tremendo terremoto. Agata fu riportata in carcere, dove morì il 5 febbraio del 251. Divenne così protettrice della città di Catania.
Il dolce ad ella dedicato si mangia soprattutto in concomitanza della sua Festa. Vanno solitamente servite a coppie, rafforzando dunque l’immagine che intendono rappresentare. La loro origine non si conosce nel dettaglio, ma pare che, già in epoca pagana si mangiassero.
Durante i culti dei misteri eleusini si preparavano dei panetti dolci, il cui aspetto ricordava il seno della dea Demetra, protettrice del grano. Oggi, al di là delle giornate di festa dedicate alla patrona, lo si trova tranquillamente tutto l’anno. Non è l’unico dei dolci dedicati alla Santa, poiché esistono anche le olivette di Sant’Agata, un dolce del tutto differente.
Le Minne di Sant’Agata non sono l’unico dolce siciliano con questo nome. Avrete sicuramente sentito parlare anche delle Minne di Vergine, che si preparano a Sambuca di Sicilia. Questi due dolci non vanno confusi, poiché si tratta di prodotti completamente diversi. Quello di Sambuca, borgo dell’Agrigentino, è un dolce di frolla, ripieno di crema a base di latte. Non ha glassatura, bensì confettini colorati.
I dolcetti dedicati a Sant’Agata, invece, rientrano in quella dolce tradizione a base di crema di ricotta. I dolci siciliani alla ricotta sono sicuramente tra i più famosi e amati al mondo. Questo ingrediente viene sapientemente lavorato con lo zucchero e arricchito da cioccolato o canditi, diventando un goloso e irresistibile ripieno.
Quando si pensa ai dolci con la ricotta più buoni e, in generale, ai migliori dolci siciliani, è impossibile non citare cassata (classica e al forno), cannolo e cassatella. Cosa hanno in comune? Un ripieno delizioso!
Ingredienti
Per il pan di Spagna
Per la crema di ricotta
Per la pasta reale
Per la glassa e la copertura
Procedimento
Buon appetito! – Stefano Mortellaro – Licenza.