In Sicilia esistono migliaia di leggende legate a tesori introvabili.
Quando arrivarono i primi conquistatori arabi, i siciliani per paura che i musulmani potessero trovare e prendere i loro averi (dicono che la rapacità fiscale degli arabi non aveva paragoni), iniziarono a nascondere sotto terra grandi somme di denaro oppure oro, o piccoli gruzzoletti. Da allora sono sorte un mare di leggende legate alle truvature, cioè tesori custoditi da folletti, gnomi, demoni e briganti.
Le leggende siciliane legate alle truvature vengono chiamate plutoniche (Plutone è il dio degli inferi, del mondo sotterraneo).
Di una truvatura vi ho già parlato quando raccontavo del palazzo della Zisa, a Palermo. Quella è custodita dai diavoli.
Anche ad Acireale ne esiste una, presso la chiesetta della Grazia. Si dice che ci sia una grossissima pietra che nasconde un tesoro: a truvatura da sarpa.
Si chiama così perchè chi vuole ottenere il tesoro deve posizionarsi sulla pietra e mangiarci sopra una salpa cruda (un tipo di pesce) e bere un’intera quartara di vino.
Nessuno c’è mai riuscito.
Si racconta che una volta un uomo ci provò, si sedette sulla pietra ed iniziò a mangiare il pesce crudo e bere vino. Quando gli mancava solo la testa da mangiare e bere poco vino, da sotto la pietra uscirono dei folletti che iniziarono a beffeggiare l’uomo. L’uomo non gli diede confidenza e continuò a mangiare e bere, ma ad un certo punto, venne fuori un grosso serpente. L’uomo ebbe paura ed invocò la Madonna. L’invocazione ebbe subito effetto, dal cielo inizarono a cadere fulmini che colpirono l’uomo e lo sbalzarono lontano dalla pietra. Tutto sparì e l’uomo non potè più prendere la truvatura.
Di Alessandra Cancarè