Forse non tutti lo sanno, ma tra i palazzi di Palermo c’è una piccola selva impenetrabile, che nasconde uno degli ultimi lembi della storica Villa Sperlinga. Si tratta della Montagnola, che era circondata un tempo da uno specchio d’acqua alimentato dal canale passo di Rigano, con dentro una grotta artificiale di cui si intravede il varco.
Oggi rimane una delle pochissime tracce del grande parco che è stato comprato nel 1886 da Joshua Whitaker e dalla moglie Euphrosyne. Si estendeva tra via Sciuti, via Principe di Paternò e via Leopardi.
Oltre alla Montagnola, le uniche tracce rimaste, oggi residue sono la casina liberty del custode, che si trova tra via Sciuti e via Leopardi. Il giardino all’inglese ricadeva all’interno del Firriato di Sperlinga, un grandissimo appezzamento di terreno, in buona parte incolto, annesso alla settecentesca villa dei duchi Oneto, oggi diventata sede del Tribunale dei minori e del carcere Malaspina. Inizialmente la coppia aveva acquistato il terreno per costruirvi la propria abitazione, ma alla morte di Joseph Whitaker, Joshua preferì il palazzo in stile gotico-veneziano dove si trova attualmente la Prefettura. Villa Sperlinga divenne il regno di Euphrosyne.
La cura del giardino venne affidata a Emilio Kuzmann: piantò vari tipi di palme, ma anche alberi con alto fusto e con fiori, tra cui rose e orchidee. C’erano anche un maneggio e due campi da tennis, chiamati “Purgatorio” e “Inferno”. A quanto pare il “Paradiso” era invece il giardino segreto di Euphrosyne, accessibile solo a pochi intimi.
Negli anni Quaranta Audrey Sophia, figlia di Joshua e Euphrosyne, ereditò la villa dopo la morte dei genitori. A causa delle sue condizioni economiche non floride, decise di capitalizzare il bene, dopo che un incendio distrusse gran parte degli alberi della villa (perdendo così il vincolo di verde storico). Gli eredi dei Whitaker ottennero il cambio della destinazione urbanistica della proprietà e la vendettero a un’impresa romana, la Società Immobiliare.
Questa, nel 1952, stipulò una convenzione con il Comune per lottizzare i terreni, cedendone una parte per realizzare l’attuale giardino. “L’area della Montagnola ricade in proprietà privata, – ha detto l’architetto Gaetano Corselli D’Ondes a Le Vie dei Tesori News – dovrebbero essere i condomini e i proprietari del giardino ad averne cura. Dovrebbero rendersi conto di cosa hanno ai loro piedi, salvando da questo stato selvaggio l’unica testimonianza rimasta di una Palermo che non c’è più”.
FOTO: Le Vie dei Tesori