Monte dei Pegni di Santa Rosalia (Palazzo Branciforte): alla fine del ‘700 una delle dimore più eleganti di Palermo “Palazzo Pietraperzia e Butera” appartenuto alla famiglia Branciforte, venne ceduto al Senato Palermitano per essere adibito a Monte dei Pegni. Il re Borbonico del periodo, resosi conto che l’antico Monte di Pietà, situato nella strada della Panneria, non era più in condizioni di accogliere la grande massa dei pegni, si accordò con il Principe di Butera affinchè cedesse “a censo perpetuo” al Senato Palermitano prima solo alcuni magazzini, poi l’intero palazzo che fu denominato “Monte di Santa Rosalia” in onore della Patrona della città. Nel 1801 cominciarono i lavori di adattamento del palazzo nobiliare alla nuova destinazione apportando cambiamenti soprattutto all’esterno dove furono demoliti i balconi e realizzate finestre con grate di ferro per questioni di sicurezza, ed all’interno fu costruita una struttura in legno fatta di scaffalture dove poter alloggiare i beni impegnati. Per circa due secoli i poveri vi hanno depositato materassi, lenzuola, coperte, tovaglie, cappelli, abiti, scarpe, per poi tornare a riscattarli, il tutto in cambio di poche monete. Il Monte dei Pegni o dei “Panni", così denominato per la tipologia di beni che acquisiva, era organizzato in stanzoni altissimi, un tempo saloni del piano nobile del Palazzo di Pietraperzia, e dove lungo le pareti in scaffalature allineate venivano riposti i beni impegnati. Una struttura in legno grezzo spesso riciclato, corredato di scalette interne, palchetti, ballatoi, tavoloni, carrucole, bilance e montacarichi dove i commessi si arrampicavano con o senza corde per riporre i beni. Fu proprio a causa dell’altezza e della morfologia della struttura, ma soprattutto per la stranezza di certe manovre, che i commessi furono soprannominati “uomini – scimmia”. Già dal 1541 il Senato Palermitano decise di istituire il Monte di Pietà per combattere l’avidità dei ricchi e degli usurai che facevano un ingiusto e crudele traffico della miseria di tanta povera gente. Per tutto l’ottocento, grazie anche al sostegno della comunità laica e religiosa, l’iniziativa promossa dal Senato Palermitano in aiuto degli indigenti, continuò e riscontrò un enorme successo soprattutto a causa del forte bisogno del popolo. Palazzo Branciforte oggi trasformato in Museo, custodisce al suo interno una parte significativa del sacrificio dei palermitani, e sono tante le storie umane legate al Monte dei Pegni di Santa Rosalia che rendono questo luogo particolarmente carico di intensità emotiva, dove il visitatore al suo interno percepisce immediatamente quanta sofferenza abbia soggiornato in quegli scaffali oggi vuoti. Storie di famiglie che hanno impegnato tutto, perfino le cose più care ed anche di prima necessità, fedi nuziali, materassi, scarpe, qualunque oggetto potesse avere un qualche valore economico pur di racimolare il denaro per emigrare in America o in qualsiasi altro luogo alla ricerca di un futuro migliore.
L’architetto di fama internazionale Gae Aulenti di rara sensibilità artistica ed umana, che ha curato il restauro del Palazzo Branciforte della Fondazione Banco di Sicilia, ha mantenuto tale e quale il “Monte dei Panni”, commovente memoria storica di Palermo, regalando alla città la possibilità di poter fare un tuffo nel passato potendovi accedere al suo interno. Una visita unica nel suo genere, già da subito appena entrato, il visitatore viene catapultato indietro nel tempo, sembra quasi di poter sentire il brusio della folla in attesa del proprio turno, uomini e donne abbracciati strettamente al proprio bene nell’attesa di privarsene forse per sempre. In un ambiente in penombra pregno dell’odore acre del legno, dove raggi di luce che filtrano attraverso le scaffalature illuminano l’enorme struttura lignea, si crea una grande suggestione, che fa correre l’immaginazione del visitatore lasciando intravedere i corredi delle spose, abiti dell’epoca, stoviglie, oggetti di ogni sorta, creando emozioni che lasceranno di sicuro una traccia indelebile nel ricordo di tutti coloro che vi faranno visita.