In Italia le specie di serpenti sono 23, ma soltanto 4 di queste appartengono allafamiglia dei Viperini, sono cioè velenose e pericolose per la specie umana. La più diffusa è la Vipera aspis o vipera comune, presente in tutte le regioni italiane ad esclusione della Sardegna; seguita dalla Vipera berus, presente in tutte le regioni alpine ed appenniniche italiane ad esclusione della Liguria, dalla Vipera ammodytes, presente nelle regioni alpine e prealpine dell’Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia e dalla Vipera ursinii, presente solo sull’Appennino abruzzese e umbro-marchigiano.
COME RICONOSCERE UNA VIPERA: è importante saper riconoscere bene una vipera in base alle sue caratteristiche morfologiche, in modo da non confonderla con altri rettili non velenosi. La lunghezza del rettile è compresa tra 70 e 80 cm; è caratterizzata da un corpo tozzo con una coda corta e tronca; la testa piuttosto appiattita, con una caratteristica forma triangolare oppure a losanga e a punta e l’estremità del viso rivolta verso l’alto. Tra occhio e bocca sono situate delle scaglie poste su più file; le pupille sono schiacciate e verticali, a fessura, anziché rotonde. In bocca si trovano 2 grossi denti veleniferi, molto appuntiti e dotati di scalanature, che permettono al veleno di uscire e penetrare nei tessuti della vittima. La vipera dal corno possiede la caratteristica protuberanza sopra al naso, ben visibile.
COME AVVIENE IL MORSO: Il morso avviene in tre fasi: apertura della bocca con un angolo maggiore di 180°, estrazione delle zanne, morso. In media un morso può contenere dai 5 ai 40 mg di principio attivo, minore se la vipera ha da poco morso un altro animale e le sedi prevalentemente colpite sono gli arti inferiori e superiori, ma i siti di aggressione più pericolosi sono il collo o la testa. Circa il 20% dei morsi di serpente sono “morsi secchi”, ossia senza inoculazione di veleno che, ricordiamo, è essenziale per la vita del rettile, per cui la vipera tende a non sprecarlo mordendo l’uomo. Il veleno della vipera contiene acqua, protidi, nucleotidi, ioni, metalli; sostanze che consentono di immobilizzare, uccidere e digerire la preda. Il segno caratteristico del morso è la presenza di due piccoli fori distanziati di 0,5-1 cm, più profondi degli altri, corrispondenti ai segni lasciati dai denti veleniferi. Talvolta il morso, oltre a presentare i fori dei denti veleniferi, mostra il segno lasciato dagli altri denti, sebbene in modo meno evidente. Il morso di altri serpenti on velenosi non presenta i due fori maggiori, ma il segno dell’intera arcata dentaria a forma di V. Può però succedere che la vipera abbia perso un dente velenifero, oppure che il morso non sia andato completamente a segno e a fondo. In tal caso può essere presente un solo foro del dente velenifero.
SINTOMI: sulla zona del morso compaiono dopo pochi minuti, i seguenti effetti locali: dolore, tumefazione imponente ed estesa, necrosi e chiazzatura emorragica (livido). Tra gli effetti generalizzati, che compaiono dopo circa 1 ora dal morso: mal di testa, nausea, vomito, dolori addominali, febbre, difficoltà nei movimenti, alterazione dello stato di coscienza, inoltre possono comparire vomito di sangue, feci con sangue digerito e colorazione giallastra della pelle. Nei casi più gravi si ha la morte per grave insufficienza cardiocircolatoria o per gravi alterazioni della coagulazione del sangue.
FATTORI DI RISCHIO: Alla gravità dell’avvelenamento concorrono numerosi fattori: età, peso corporeo, condizioni generali della persona, con bimbi, anziani e persone debilitate più a rischio; sede del morso (punti più critici sono testa e collo), profondità del morso (il grasso limita la diffusione del veleno), quantità del veleno (è più abbondante e denso subito dopo il letargo), movimento della persona dopo il morso (non muoversi per evitare che il veleno entri in circolo più velocemente).
COSA FARE IN CASO DI MORSO DI VIPERA Se si è morsi, occorre mantenere il più possibile la calma, dato che l’agitazione provoca l’attivazione incontrollata dei meccanismi da stress che provocano una più rapida diffusione del veleno; sfilando anelli, bracciali ecc. prima che il gonfiore lo impedisca. E’ opportuno lavare la ferita con acqua ossigenata con permanganato di potassio o con acqua semplice perché il veleno di vipera è idrosolubile; evitando disinfezioni con alcool o sostanze alcoliche perché il veleno della vipera, a contatto con l’alcool, forma composti tossici. Premete la ferita immediatamente dopo il morso, in modo da far uscire la maggior quantità possibile di veleno. Potete utilizzare illaccio emostatico solo per bloccare la circolazione linfatica e venosa, non quella arteriosa. Il laccio, abbastanza stretto, deve permettere però la fuoriuscita di sangue dalla morsicatura e un dito deve poter passare sotto di esso (le pulsazioni devono essere rilevabili nell’arto). Controllatelo periodicamente e, se necessario, allentatelo. Se il gonfiore raggiunge la fasciatura, legate 5-10 cm più in alto un’altra fasciatura e poi togliete quella effettuata prima. Se il morso è avvenuto su un braccio o una gamba, potete applicare una fasciatura molto stretta a monte della ferita, sino alla fine dell’arto. Inoltre, evitate procedure di aspirazione o rimozione meccanica del veleno (es. suzioni, incisioni); non succhiate il veleno della ferita con la bocca (è molto probabile avere nel cavo orale piccole ferite causate dallo spazzolino da denti); non somministrate alcolici (che hanno effetto depressivo sul SNC e vasodilatatore periferico, facilitando quindi l’assorbimento del veleno)
CURA In ospedale, dopo la rimozione dell’eventuale bendaggio compressivo, si attribuisce la classe di gravità, verificando la copertura antitetanica e l’eventuale profilassi; effettuando prelievi per esami ematochimici (emocromo completo, coagulazione, enzimi muscolari, funzionalità renale, elettroliti inclusi calcio e magnesio) ed elettrocardiogramma, terapia sintomatica per il dolore, monitoraggio della progressione dell’edema peri-lesionale e dei segni e sintomi sistemici, con rivalutazione della classe di gravità e dei segni e sintomi sistemici, con rivalutazione della classe di gravità, inizialmente ogni 1-2 ore ; osservazione per almeno 8-12 ore in caso di morso senza sintomi di avvelenamento (grado 0), ricovero per i pazienti con avvelenamento di grado 1,2 o 3, considerando i criteri per la somministrazione di antidoto per il trattamento dei pazienti con avvelenamento di grado 2 e 3.
PREVENZIONE Per evitare di essere morsi da una vipera: non disturbate nessun serpente e non tentate di uccidere quelli incontrati; non camminate tra la vegetazione a piedi nudi o con scarpe basse ma indossate calzettoni di lana pesante e calzoni lunghi di tessuto; non frugate tra la vegetazione a mani nude; camminate con passo pesante, battendo le erbe e le pietre con un bastone (le vipere hanno un udito poco sviluppato ma sono molto sensibili a movimenti e vibrazioni), non salite sui muretti o pendii appoggiando le mani dove non si vede perfettamente; sedetevi, sdraiatevi o fate picnic solo in luoghi aperti e distanti da ammassi vari, pietraie, muretti, legnaie; scuotete con decisione e più volte giubbotti e maglioni deposti a terra o appesi ai rami dei cespugli prima di reindossarli; controllate a vista i bimbi piccoli e fateli giocare solo in posti sicuri, facendo attenzione ai rustici abbandonati o ai casolari isolati. Se proprio siete costretti a colpire una vipera (possibilmente con un sasso o un bastone sul capo), mantenetevi ad almeno un metro da essa , distanza che consente di non correre rischi.
Caterina Lenti
Meteoweb