PALERMO – A uccidere Daniele Ragaglia sarebbe stata una scossa di 220 volt causata da una dispersione dell’ impianto elettrico. Dopo l’autopsia, il pm Pierangelo Padova ha indagato G.L.F., proprietaria della villa e suocera del ragazzo, per omicidio colposo. Le micro bruciature riscontrate sui polpastrelli di una mano del giovane sarebbe chiaro segno della folgorazione, come scrive oggi "Repubblica".
Anche se gli inquirenti sono sicuri che si sia trattato di una folgorazione, il sostituto procuratore ha disposto una serie di esami istologici sui tessuti per avere l’assoluta certezza che a uccidere l'ingegnere di 28 anni sia stata una scarica elettrica. Nei prossimi giorni la procura nominerà un perito per accertare le condizioni dell’impianto elettrico della villetta.
Secondo le prime indagini, l’impianto risalirebbe agli anni Settanta, e nel corso del tempo non sarebbero mai stati fatti i necessari lavori di adeguamento alle norme di sicurezza, tanto che mancherebbero persino i dispositivi "salva-vita", che in caso di dispersione elettrica staccano istantaneamente la corrente evitando eventuali folgorazioni.
Daniele Ragaglia abitava con la famiglia in via Sammartino ma dopo la laurea in ingegneria a Palermo si era trasferito a Milano. Da qualche settimana era tornato in Sicilia per trascorrere le ferie con la fidanzata. Il giorno del decesso in casa si trovavano Daniele, la sua ragazza e i genitori di lei. Lui stava facendo la doccia, quando i presenti hanno sentito delle urla. Sono corsi verso il bagno, trovando il giovane a terra privo di sensi. Immediato l’arrivo dei sanitari del 118 che hanno dovuto constatare la morte e hanno chiamato i carabinieri. In un primo momento si era pensato a una emorragia cerebrale, perché in bagno c’erano tracce di vomito del giovane. Poi l’autopsia ha svelato i retroscena della tragica fatalità.