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L’isola di Mothia (Mozia, Motya) gode da sempre di una posizione privilegiata. Domina la Laguna dello Stagnone, circondata dallo spettacolo della natura, insieme a quello dei mulini. Qui, a due passi da Marsala e Trapani, i tramonti sul mare sono mozzafiato.

Fondata dai Fenici nell’VIII secolo a.C., fu una delle colonie più floride dell’occidente, proprio grazie alla sua posizione. Un tempo il collegamento alla terraferma era assicurato dalla “strada sommersa”, che va da Porta Nord fino alla necropoli di Birgi. Nelle giornate di bassa marea è ancora visibile, ma si può percorrere solo per tratti brevi. Oggi Mozia si raggiunge in barca, in pochi minuti.

La storia di Mozia

Arrivare a Mothia è come ritrovarsi in una dimensione parallela. Un tuffo nel silenzio, avvolti dai suoni della natura. All’inizio del Novecento venne acquistata da Giuseppe Whitaker e adesso la sua villa rossa, edificata secondo le stile classico del tempo, ospita un museo con migliaia di reperti (vasellame, monili, stele, gioielli, monete e lucerne).

I reperti raccontano la storia di Mozia, un isola tanto piccola quanto vivace nell’attività. La statua in marmo ionico del “Giovane in tunica” anima ancora oggi il dibattito degli studioso. Questa piccola isola fu teatro di sfarzi, floridi commerci, ma anche battaglie ed efferati sacrifici umani.

A testimonianza dell’epoca fenicio-punica vi sono numerosi resti archeologici: il cothon, l’antico porto che serviva al carico e scarico delle merci; il tophet, dove venivano inumati i bambini sacrificati al dio Baal Hammon; i mosaici che adornavano i pavimenti delle dimore residenziali; il santuario di Cappiddrazzu, in cui venne alla luce il “Giovane in tunica”; le porte, mura, le torri.

Mothia e le attività commerciali

Nel tempo sono anche emersi significativi resti di veri e propri impianti industriali destinati all’attività dei ceramisti o utilizzati per la tintura e la concia delle pelli e dei tessuti. Questo confermerebbe la vivace attività artistica di Mothia, assieme a quella della ceramica, con una massiccia produzione di vasellame di terracotta.

La produzione industriale è poco nota, ma si pensa che abbia avuto un considerevole volume di affari. Oltre alla lavorazione e alla tintura dei tessuti, si presume che vi fossero diversi tipi di produzione di “pregio” e lavorazione di metalli.

La floridità economica della colonia fenicia fu comunque legata all’attività commerciale e marinara, che la rese un fulcro importante del Mediterraneo.

Il declino

Al culmine della sua potenza, nel 397 a.C., Mothia crollò, espugnata e rasa al suolo da Dionisio il vecchio, tiranno di Siracusa. Gli abitanti dovettero abbandonarla e rifugiarsi sulla terraferma.

Successivamente venne ripresa dai cartaginesi, ma la fondazione di Lilibeo (oggi Marsala) ne ridusse l’importanza strategica. Abbandonata dai romani, nell’undicesimo secolo fu ceduta dai Normanni all’abbazia di Santa Maria della Grotta di Marsala.

In quel periodo si insediarono a Mozia i monaci basiliani di Palermo che la ribattezzarono San Pantaleo, in onore al santo fondatore del loro ordine.

Foto: Bjs

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