Un nuovo Museo per la città di Agrigento.
- L’ex Collegio dei Padri Filippini diventerà una nuova e interessante struttura.
- Il Museo della Città di Agrigento ne racconterà storia e fondazione.
- Tutti i dettagli della novità in arrivo nella città dei Templi.
L’ex Collegio dei Padri Filippini accoglierà il Museo della Città di Agrigento. La nuova struttura ne racconterà la storia dalla fondazione, avvenuta 2600 anni fa, fino ai nostri giorni. Le opere sono finanziate con un milione di euro di fondi PO Fesr 2014/2020. Si tratterà di interventi di manutenzione straordinaria, dell’acquisto di attrezzature, dell’implementazione dei servizi di fruizione innovativa e della revisione dell’arredo interno. Ma non solo.
Punto di forza del progetto sarà l’innovazione tecnologica, attraverso l’utilizzo di una strumentazione digitale immersiva e interattiva. La creazione del museo è diventata possibile grazie alla convenzione stipulata tra il Comune di Agrigento e l’Ufficio speciale progettazione della Presidenza della Regione Siciliana. L’ufficio regionale è intervenuto nelle fasi di progettazione, direzione lavori, coordinamento sicurezza, adeguamento funzionale e fornitura dei servizi del palazzo dei Filippini. Scopriamo meglio l’edificio.
La storia dell’Ex Collegio del Padri Filippini
Il Museo della Città di Agrigento verrà accolto dall’ex Collegio dei Padri Filippini, in via Atenea, cuore e punto nevralgico della città. A progettarlo fu Fra’ Simone Mancuso, religioso e architetto. L’edificio si sviluppa su quattro livelli ed è caratterizzato da un ampio scalone di ingresso inquadrato dal settecentesco portale in pietra calcarenitica locale. Nel 1860 è entrato a far parte delle proprietà del Comune. Il Collegio ha svolto nel tempo funzioni di scuola, ospitando anche un piccolo museo di storia naturale, un osservatorio astronomico e una biblioteca. Attualmente l’ex Collegio è aperto al pubblico come museo e accoglie circa 4.000 visitatori l’anno che visitano sculture e disegni di artisti locali quali Lojacono, Giambecchina, Politi e Santella, donate nel tempo alla città e lì conservate. Foto: Alun Salt – Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic.