L’altra sera ho sentito Rosa Balistreri che cantava “ Cummari Nina”: una canzone che parlava dell’imminente nascita di un “nguà nguà” ,forma onomatopeica siciliana per indicare il vagito di un neonato,(https://www.youtube. com/watch?v=g0D6VqNGoUQ)
Nella canzone una signora , probabilmente una futura mamma o una nonna, partecipava a due sue amiche la prossima nascita di un bambino: ” Ah cummari Nina ,ah cummari Vicenza …cummari Nina cummari Vicenza mittitivi a lenza ca nasci un nguà nguà ( comare Nina comare Vincenza mettetevi in gioiosa attesa che nascerà un bambino)” e poi ancora: ”ah sunnu tant’anni…ah ch’è maritata, sunnu tant’anni ca è maritata nun passa st’annata si chiama Mamà ( è sposata da parecchi anni, ma entro quest’anno si chiamerà mamma”)….
Allora, come in una retrospettiva cinematografica, mi sono venute in mente la strada in cui abitavo da bambina, i miei cari, i vicini di casa che abitavano nei pianterreni e quindi vivevano buona parte della giornata per la strada, gli innumerevoli annunzi di nascite che avevo sentito mentre stavo a giocare al balcone…
Perchè ai tempi della mia prima infanzia i figli arrivavano con abbondanza, tanto la strada era là ,a braccia aperte, pronta ad accoglierli…
La canzone dice che se si tratta di “ masculiddru”( maschietto) lo avrebbero mandato a scuola , mentre le “fimmineddri “(femminucce) avrebbero fatto ”a cosetta” (la calza), ma in realtà anche tra i maschi, la quasi totalità avrebbe passato la sua infanzia ben lontano dalla scuola, per la strada, attendendo l’età per poter seguire il padre nei suoi umili lavori.
Eppure una nascita era sempre un evento festoso, specie quando, come nella canzone, arrivava un po’ in ritardo.
In realtà una ragazza che per tutta la sua vita aveva fatto la calza o, se i genitori potevano permetterselo, aveva ricamato il suo corredo(
https://www.facebook.com/ lasicilia/photos/a. 10150731850284505.457993. 69794584504/10150731850449505/ ?type=3&permPage=1) fin da quando era bambina, non poteva che vedere una bella famiglia numerosa come unico sbocco della sua vita.
Quando una ragazza si sposava , il pensiero di tutti gli amici e parenti era quello di vedere quando sarebbe arrivato il primo bambino.
Per esempio se la giovane signora comprava una primizia dal fruttivendolo ambulante, la vicina la guardava con fare ammiccante e le chiedeva :” c’è cosa?” (ci sono novità?), e se la ragazza rispondeva di no, alla prima occasione la vicina avrebbe posto la stessa domanda alla madre o alla suocera, e se anche queste avessero risposto negativamente, la vicina le avrebbe guardato con espressione di triste comprensione e, levando gli occhi al cielo, avrebbe aggiunto:” Mah…comu voli Diu!”
Quando stava per arrivare un bambino, le famiglie affrontavano preparativi differenti a seconda del loro ceto: mentre i benestantii preparavano, specie per il primogenito, dei corredini sontuosi: pannolini in lino, cotone , flanella di varie misure, fasce , “cuppuluna” (cuffie), “Cammiseddri e ghippuna” ( camicie e corpetti),”magliceddri”( magliette intime) , coprifascia lunghissimi, bellissimi, ricamati a mano, scarpette di lana , copertine e “portanfà” (port- enfant) e infine compravano una bella culla, I più poveri si accontentavano dello stretto necessario e montavano una “naca” (culla), con una coperta legata ai piedi del tavolo.
I bambini , ricchi o poveri, nascevano in casa, assistiti da una “mammana” (https://www.facebook.com/ lasicilia/photos/a. 10150731850284505.457993. 69794584504/10151858983304505/ ?type=3&theater) con la collaborazione di parenti, amici e vicini che, al primo vagito si curavano di partecipare a tutta la strada il lieto evento.
Dopo il primo bagnettoi neonati, venivano avvolti in grandi panni e fasciati strettamente con larghe bende che, si pensava, avrebbero assicurato schiena e gambe dritte. Sul tutto poi si mettevano dei lunghi coprifascia , una cuffietta, e un “ bavaglinu arraccamatu” bavetta ricamata.
Chi voleva fare le cose in grande, pagava una persona, che girasse il paese comunicando ad un lungo elenco di amici e conoscenti: “ Cci dugnu la parti di cunsulazioni ca la signora XX accattà n’ addrevu\a (“ho il piacere di comunicarle che alla signora XX è nato un bambino\a). Solo pochi, i più snob, inviavano delle partecipazioni per posta.
Poi iniziava la lunga teoria delle “visite” e dei regali al nuovo nato.
Tra i regali più gettonati: la catenina d’oro, che in genere era il regalo della madrina di Battesino, e poi, l’anellino, il braccialetto e la spillina fermabavetta in oro, poi ancora gli argenti: posatina, bicchierino e oviera, sonaglino, tazza da latte e cucchiaino, pettine e spazzolina etc. etc, e infine tutta una serie di vestitini, magliette, scarpette, berretti …e intanto i mesi passavano e il bimbo cresceva…