La Natività di Caravaggio è uno dei capolavori rubati più famosi al mondo. Dipinta per l’Oratorio di San Lorenzo di Palermo, è stata trafugata nella notte del 17 ottobre 1969 e, oggi, è la seconda opera d’arte più ricercata a livello globale. Raffigura la nascita di Cristo in uno stile intenso e realistico ed è stata esposta per oltre 300 anni nell’oratorio.
Il furto ha avuto una rilevanza internazionale. I ladri hanno forzato una finestra e, secondo quanto ricostruito, hanno tagliato la tela dal supporto e poi l’hanno avvolta in un tappeto per trasportarla. Molte le ipotesi in merito al furto di un quadro che è al secondo posto nella classifica “Art Crimes”, stilata dall’FBI, ed è superata solo da alcuni reperti archeologici iracheni.
Si è spesso tornati a parlare di questo mistero e, di recente, il Corriere della Sera è tornato sull’argomento, spiegando che Cosa Nostra è spesso citata come responsabile del furto, anche per alcune dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. In realtà, negli anni diversi pentiti hanno fornito versioni differenti, alcune delle quali ritrattate. Alcune testimonianze riportano che l’opera sarebbe stata esposta durante riunioni mafiose, come simbolo di prestigio, ma non ci sono prove concrete.
Michele Cuppone, uno dei principali studiosi sull’argomento, ha scritto il libro “Caravaggio, la Natività di Palermo. Nascita e scomparsa di un capolavoro”, spiegando le sue ricerche e teorie al “Corriere”. La prima delle sue ipotesi è che il furto potrebbe essere avvenuto qualche giorno prima rispetto alla data ufficiale del 17 ottobre. Lo studioso ha parlato di una lettera del 27 luglio 1975, scritta dal sovrintendente alle Belle Arti Vincenzo Scuderi al maggiore dei carabinieri Ninì Russo, che accennerebbe a contatti tra il parroco dell’Oratorio e alcuni ricettatori.
Tra le tante teorie su dove potrebbe trovarsi oggi la Natività, la più accreditata coinvolge la Svizzera: Cuppone ha detto al Corriere che al momento non ci sono certezze, ma che il quadro potrebbe trovarsi al di là dei confini nazionali. Una pista esaminata anche dalla Commissione Antimafia. Il quadro, infatti, potrebbe essere stato portato in Svizzera da Gaetano Badalamenti, forse venduto e ora presente in qualche collezione privata. Questa teoria scarterebbe l’ipotesi della distruzione dell’opera, che era anche stata presa in considerazione. Foto: Effems – Own work, CC BY-SA 4.0.