Un museo a cielo aperto.
- Sono iniziati i lavori di musealizzazione della necropoli greca di via Di Bartolo, a Gela.
- È riferibile ai primi coloni fondatori della città.
- La necropoli è emersa nel 2020, durante i lavori di scavo per la fibra ottica.
Partiti a Gela i lavori di musealizzazione della necropoli greca di via Di Bartolo, riferibile ai primi coloni fondatori di Gela. I resti erano stati rinvenuti durante lo scorso anno, nel corso dei lavori di scavo per la posa della fibra ottica. Il lembo di necropoli riguarda in particolare dieci sepolture, distribuite su due livelli. Al loro interno sono stati individuati centinaia di frammenti di pregevole fattura in stile proto-corinzio, corinzio e attico, molti dei quali ricomponibili. I lavori saranno realizzati ed interamente finanziati dalla “Open Fiber”. Prevedono il mantenimento sul luogo dei reperti rinvenuti sui quali sarà posto un vetro calpestabile che darà l’effetto di un museo a cielo aperto. L’intervento include la pedonalizzazione della via Di Bartolo e prevede anche la collocazione di apparati didattici, sia multimediali che di tipo tradizionale, nonché l’illuminazione interna ed esterna dello scavo.
“Con i lavori di musealizzazione di Gela – sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – la Sicilia si esprime, in senso letterale, come Museo a cielo aperto. La necropoli di Gela, al di là dell’importanza che assume sotto il profilo storico, riveste un grande valore in quanto espressione della collaborazione pubblico privato. L’iniziativa, fortemente voluta dalla Soprintendente dei Beni culturali di Catanissetta, Daniela Vullo, realizza a pieno la volontà del governo regionale di rendere sempre più accessibile e condiviso il patrimonio culturale della Sicilia”.
Necropoli di Gela, museo a cielo aperto
La peculiarità del sito è rappresentata dalla presenza di sepolture del tipo ad enkytrismos, dove in un grosso contenitore tipo anfora (hydria) veniva deposto il corpo di un bimbo. Tra i reperti spicca una bellissima coppa su piede del tipo proto-corinzio degli inizi del VII secolo a.C. ancora integra e deposta durante un rito funebre che ha previsto anche la macellazione e la cottura di animali di grossa taglia ed una “olpe”, ovvero una brocca con corpo allungato, databile allo stesso periodo. Tra gli altri ritrovamenti una tomba, la numero 3, contiene il corpo di un giovinetto di 5-8 anni, inumato coricato con il volto rivolto verso l’alto. La tomba n. 4, invece, è una sepoltura costituita da un’anfora corinzia del tipo A ( 570-560 a.C), della quale si è recuperato il corredo posto all’esterno e che contiene i resti bambino di meno di un anno di vita, forse sepolto nell’anfora attraverso il collo della stessa, il cui orlo risulta sigillato da pietra e argilla.