Quante volte, camminando per strada, ci siamo imbattuti in strani oggetti di metallo, piantati nei marciapiedi o fissati ai muri? Magari abbiamo anche rischiato di caderci sopra. Sono i nettascarpe e un tempo venivano utilizzati per strofinarci sopra le suole e pulirle dal fango. Vengono anche chiamati “grattascarponi“. In Sicilia se ne trovano ancora molti anche se, a dire la verità, diventano sempre più rari. Di solito erano in ghisa. Non è facile ricostruirne la storia. A quanto pare, a Roma esistevano già nella prima metà del 1700, ma divennero popolari in tutta Europa nel secolo successivo. La forma, che variava, era legata al prestigio dell’edificio cui facevano riferimento. Se. infatti, per le abitazioni più umili erano semplici rettangoli o barre, per i palazzi più nobili erano anche decorati o avevano la forma di decori.
Non è difficile intuire che, prima che ci fosse l’asfalto, la loro presenza era tutt’altro che superflua. Non era inusuale percorrere strade polverose e terrose. Soprattutto in caso di pioggia, c’era realmente bisogno di pulire le suole. In città, tra l’altro, si poteva anche calpestare lo sterco dei cavalli che trainavano carretti e carrozze. Nel 1925 un regio decreto ne raccomandò addirittura la presenza in tutti gli alberghi, ma con la seconda guerra mondiale iniziò il declino di questi oggetti. Vennero, infatti, inseriti tra i materiali ferrosi da riciclare per fabbricare armi e munizioni. Negli anni Sessanta, poi, cambiarono decisamente i canoni per la costruzione di nuovi edifici e quartieri. In alcuni casi, i nettascarpe sopravvissuti vennero anche staccati o inglobati nei marciapiedi.
Foto: Pagina Facebook I Nettascarpe